Una delle frasi più celebri di Giovanni Falcone da ieri mattina
campeggia all’esterno del municipio di San Giuliano: «Gli uomini
passano, le idee restano, continuano a camminare sulle gambe di altri
uomini».
È l’omaggio più visibile che la città ha fatto al ventennale
del 23 maggio 1992, la prima delle varie date su cui occorre ancora
riflettere di quell’anno lontano e vicino assieme, certamente non
superato dall’Italia attuale. Gennaio 1992, sentenza del maxiprocesso
all’Ucciardone di Palermo (475 imputati fra cui Totò Riina e Bernardo
Provenzano); 12 marzo, uccisione di Salvo Lima; 23 maggio 1992 strage di
Capaci, con la morte di Falcone; 19 luglio, strage di via D’Amelio,
brutalmente ucciso anche il collega del pool antimafia Paolo Borsellino.
Chi allora aveva l’età per essere consapevole si ricorda quell’anno
come un momento in cui emerse - con una trasparenza crudele forse mai
più raggiunta - il destino italiano di avere una storia nazionale
manifesta intrecciata a una storia occulta che condiziona la prima. In
mezzo i cittadini sgomenti, i misteri dei partiti e delle varie
repubbliche (allora Tangentopoli seppelliva la prima), una vita
democratica sempre «anomala» sotto il tricolore. Lo stendardo in via De
Nicola è stato posizionato alle 9 alla presenza del sindaco Alessandro
Lorenzano e non verrà rimosso presto. È intenzione dei promotori
manifestare una sensibilità verso il tema della criminalità organizzata
in grado di catturare gli sguardi e l’attenzione anche di chi non è
particolarmente attento all’argomento. Con questa convinzione si avvia a
concludersi a San Giuliano anche il progetto “Città dei ragazzi”, che
quest’anno accanto a momenti di svago e intrattenimento ha proposto un
coinvolgimento dei ragazzi delle scuole sugli argomenti della mafia, del
suo radicamento, della forza di non cedere alla mentalità omertosa
anche quando la situazione sociale ed economica è grave.Fonte: Il Cittadino
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