Nel “Castello” di Carpiano il piano di recupero stenta a decollare e
arrivano i ladri d’arte. Non quelli che razziano a casaccio, ma quelli
che saccheggiano con l’occhio lucido. E così alla fine di ottobre si
sono portati via la Carità dello scultore rinascimentale Giovanni
Antonio Amadeo. Una figura allegorica in marmo fra le più preziose
testimonianze dell’arte e della storia del paese.
Ignoti sono arrivati
di notte, hanno scavato attorno alla tavola marmorea e hanno trafugato
il reperto artistico costituito dal medaglione posto all’ingresso di
quello che i carpianesi chiamano “Castello”. Per rendere più “proficua”
l’incursione oltre al pezzo principale sono stati asportati una fontana e
un sedile in pietra, sempre posti nella parte nobile dell’ex cascina.
La Carità del collaboratore del Bramante, all’opera anche sul Duomo di
Milano e sulla Certosa di Pavia, si è involata verso qualche collezione
privata (ferma restando la speranza che venga ritrovata dalle forze
dell’ordine specializzate), mentre si riaccende la domanda sul destino
del Castello, una struttura datata nelle parti più antiche alla metà del
XVI secolo, più o meno agli anni attorno al 1550. La cascina, infatti,
da circa tre anni è posta in vendita dalla proprietà, l’ex Ipab Golgi
Redaelli di Milano, dopo la risoluzione del decennale contratto che
concedeva a un conduttore agricolo e zootecnico di mantenere un’attività
produttiva entro il perimetro della struttura. La Golgi Redaelli ha
rilanciato varie volte, applicando ribassi anche fino a un milione di
euro sui 7/8 iniziali, ma il compratore per ora non si è fatto avanti.
Si susseguono le voci, ma il nero su bianco non c’è. Alla finestra
dell’operazione-Castello si pone anche l’amministrazione comunale. Il
sindaco Francesco Ronchi precisa un dettaglio importante: «La
possibilità che potesse accadere qualcosa di simile a quanto accaduto,
purtroppo, si poteva intuire. Infatti il 21 giugno scorso a nome
dell’amministrazione avevo scritto alla Ipab-Asp segnalando proprio
criticità di questo genere: lo stato di degrado, la mancanza di
manutenzione del verde, la possibilità di violare la proprietà e persino
lo stazionamento costante di tir e mezzi pesanti su quella che era
l’aia della corte. Sono intervenuti, ma soprattutto sul parcheggio
abusivo, che in effetti è stato impedito con la posa di dissuasori».
Insorgono contro il “sacco di Carpiano” anche Pro loco e Italia Nostra:
«Il gravissimo furto priverà, forse per sempre, la comunità di Carpiano
di uno dei propri simboli ed è una conseguenza dell’abbandono degli
ultimi anni. È giunto il momento di organizzare un incontro urgente con
proprietà, amministrazione comunale e associazioni per la salvaguardia».Fonte: Il Cittadino