In tre sono finiti sotto processo a seguito del blitz del 4 febbraio di
tre anni fa da parte del comando milanese e bresciano del corpo
forestale dello Stato in un canile di San Giuliano Milanese, dove
secondo gli inquirenti arrivavano cuccioli allevati nell'Est Europa,
destinati a venire poi rivenduti: le ipotesi di reato, a vario titolo,
sono di maltrattamento di animali, falso in documenti e frode in
commercio.
A giudizio a Lodi sono B.G., 52 anni,il figlio B.M., 34, e
G.D., anche lui di 34 anni. Tutti, assistiti di fiducia da uno studio
legale di Milano, hanno deciso di affrontare il processo con rito
ordinario per difendersi puntualmente da tutte le accuse; ciò sostenendo
di aver sempre seguito tutte le procedure richieste per la loro
attività, comprese quelle per la sorveglianza sanitaria. Ma ieri mattina
in aula uno dei testimoni del pm ha confermato un particolare che
appare agghiacciante: «Abbiamo trovato un cucciolo agonizzante in una
cella frigorifera». La Forestale aveva posto sotto sequestro 110
animali, quasi tutti cuccioli nati fra i 40 e i 50 giorni prima. Erano
stati affidati in custodia a uno degli indagati, e per alcuni erano
state ritenute opportune cure presso un veterinario di Sordio.La Lega
antivivisezione si è costituita parte civile, affidandosi all’avvocato
Roberto Rota di Lodi. Si preannuncia una lunga sfilata di testimoni. Tra
i particolari ricordati ieri in udienza, anche l’ipotesi di
irregolarità nell'applicazione dei microchip che, obbligatoriamente,
devono identificare ciascun animale. L’accusa di frode in commercio
nasce dalla possibile mancata rispondenza degli animali destinati alla
vendita con i requisiti previsti soprattutto per quanto riguarda le
vaccinazioni obbligatorie. Alcune immagini del blitz della Forestale
erano state anche trasmesse da “Striscia la notizia”.Fonte: Il Cittadino