giovedì 17 luglio 2008

Sanità truffa, tocca al Policlinico di San Donato


INCHIESTA DELLA PROCURA DI MILANO SULLA STRUTTURA, SEQUESTRATI DUE MILIONI DI EURO


Centinaia di interventi “gonfiati”, in 24 sotto indagine

Centinaia e centinaia di semplici interventi ambulatoriali, come la rimozione di una verruca, trasformati in ricovero di uno o due giorni, con costi ingigantiti fino a 30 volte il necessario. Il tutto con buona pace dei pazienti, e soprattutto della regione Lombardia e del Servizio sanitario nazionale, dai sarebbero stati ottenuti rimborsi ingiustificati per almeno due milioni di euro in soli tre anni. È questo lo scenario svelato dalla Guardia di Finanza di Milano attorno al Policlinico di San Donato, il “gioiello” dell’omonimo grande Gruppo Ospedaliero finito al centro di una clamorosa inchiesta per truffe alla sanità coordinata dalla procura di Milano e scandita dalla notifica, avvenuta ieri mattina, di ben 24 avvisi di garanzia tramanager emedici del presidio ospedaliero sandonatese. La bufera ha coinvolto praticamente tutti i vertici della clinica sudmilanese protagonisti del triennio (20042006) esaminato dagli inquirenti: tra gli indagati, il direttore generale Bartolino Spinella, il direttore sanitario Maria Teresa Cuppone fino i due amministratori delegati pro tempore Nicola Bedin e Giuseppe Giannasio. Anche il Policlinico in quanto tale risulta indagato, mentre il legale di fiducia della struttura, l’avvocato Marco De Luca, ha smentito categoricamente la notizia diffusa dalle Fiamme Gialle e riportata da numerosi media secondo la quale anche Giuseppe Rotelli, presidente del Gruppo Ospedaliero San Donato (tra i primi in Europa con le sue 18 strutture ) e del Policlinico, sarebbe stato raggiunto da un avviso di garanzia. Tra gli indagati anche 19 tra medici e primari, soprattutto dei reparti di chirurgia, ortopedia e urologia: i reati contestati sono quelli di falso ideologico e di truffa ai danni della regione Lombardia. L’indagine, partita nel gennaio del 2007 e sviluppatasi sull’onda del filone culminato nelle scorse settimane con l’esplosione del caso della del Santa Rita di Milano (la cosiddetta “clinica degli orrori”), ha portato i militari del nucleo di polizia tributaria della Guardia di finanza milanese a sequestrare circa 1400 cartelle cliniche risalenti al periodo compreso tra il 2004 e il 2006. Le frodi, secondo i periti, riguarderebbero circa 1100 casi clinici: asportazioni di verruche, nei, cicatrici e altri interventi sulla cute, che anziché risolvere in giornata i presunti responsabili codificavano come interventi bisognosi di un ricovero, attestando sulle cartelle dei loro pazienti fatti e situazioni false. La durata delle degenze? Un paio di giorni al massimo: quanto sufficiente per codificare i casi in maniera tale da ottenere pingui rimborsi dal Pirellone. Secondo gli inquirenti, la differenza con l’intervento ambulatoriale sarebbe netta: il ricovero prevede infatti prestazioni ben remunerate, che in alcune circostante avrebbero portato interventi sui 70 euro di spesa a gonfiarsi fino a 2100 euro. A tale proposito, la Guardia di Finanza ha sequestrato anche la somma di 2milioni di euro: la cifra, secondo l’inchiesta, della truffa sui rimborsi perpetrata dai dirigenti e dai medici del policlinico. A inizio mese, commentando l’inchiesta su Santa Rita, Rotelli aveva dichiarato come fosse giusto indagare sulla sanità, ma come i suoi ospedali fossero assolutamente estranei a qualsiasi condotta illecita. Curiosamente, Rotelli aveva anche dichiarato che «quando sarà il momento di dimostrare la verità noi dimostreremo che i fatti che sono stati supposti non sono veri»; quasi un presagio, letta oggi, di quanto accaduto ieri mattina.
fonte: Il Cittadino

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