sabato 31 gennaio 2009

I Comuni del basso lodigiano - Senna Lodigiana


Panoramica


E' comune posto alla sinistra del Po, in un terreno fertilissimo. Anticamente nei pressi dell'attuale Senna, pare esistesse una città romana denominata "Quadrata Padana", un'importante località lungo la strada che univa Piacenza a Milano e che in questo punto intersecava la Romea verso Milano e la Regina verso Pavia. Forse questo insediamento un tempo era abitato dai galli, sottomessi dai romani nel 222 a.C. e in seguito venne cancellato dalle inondazioni del Po e dalle invasioni barbariche. Durante lavori di livellamento di terreni agricoli verso la fine del secolo scorso, furono rinvenuti resti di "Quadrata": pietre con iscrizioni, monete, urne cinerarie, ossa di uomini e animali. Visitando l'antica "Curtis Senna", e precisamente lo scomparso "castellazzo", è facile trovare massi di svariata grandezza e forma, quasi tutti di provenienza orientale.Senna rivestì una notevole importanza in epoca medioevale, grazie alla sua posizione sul tratto inferiore del Lambro, che costituiva la principale via d'acqua per Milano, e alla presenza del "portus mediolanensis", ricavato in un'insenatura dell'antico corso del Po. La navigazione sul Lambro decadde però dopo il 1237, quando la sua confluenza nel Po si spostò più a monte, lasciando diverse aree paludose sul letto fluviale ormai morto.Il paese appare per la prima volta come corte regia durante l'impero carolingio.Dopo il mille, Senna si trovò al centro degli scontri tra milanesi, piacentini, lodigiani e Federico Barbarossa. Signori del borgo, sul principio del secolo, furono i Capitanei di Cuzigo, feudatari del vescovo Bongiovanni Fissiraga, che nel 1252 li privò dei loro diritti per aver sostenuto l'imperatore Federico II; ad essi subentrarono i conti Palatini di Lodi. Senna aveva anche un ospedale, chiamato di San Pietro e tenuto dai Benedettini (o monaci neri), cioè un ospizio per i pellegrini diretti a Roma o in Terrasanta; da esso derivò, il vicino monastero di Ospitaletto, che fu eretto dai Gerolamini e si rese successivamente indipendente dalla Pieve di Senna.A Senna esisteva un monastero di monache cisterensi, il quale nella prima metà del secolo XV, venne incorporato con quello di Santa Maria di Gallilea di Piacenza. Durante la guerra di successione per lo stato di Milano, il monastero e il castello di Senna furono distrutti, e le monache si rifugiarono a Piacenza. Alcuni potenti del tempo, approfittando dell'allontanamento delle religiose, che nella confusione dei tempi avevano perso i documenti comprovanti i loro possedimenti, si impadronirono di gran parte dei beni del monastero. Sisto IV, nel 1475, ordinò che quei beni fossero restituiti al monastero di Senna, ad eccezione della chiesa annessa, che poteva convertirsi ad uso pubblico.Nel XIII secolo Senna passò di proprietà ai Visconti, che concessero diritti su queste terre ai Conti Cavazzi della Somaglia, in compenso del loro appoggio contro Piacenza e Lodi, ma pare che per qualche tempo vi abbia dominato il Caramagnola. Francesco Sforza tolse il feudo a quest'ultimo e lo restituì nuovamente ai Cavazzi. Vi fu un breve periodo di pace verso la fine del 1400, funestato però da pestilenze e calamità naturali. Nel 1500 ripresero i passaggi di armate: prima i francesi di Francesco I, quindi gli spagnoli.Gli eserciti austriaci e francesi, ma soprattutto quello austro-russo, compirono saccheggi e violenze verso gli abitanti di Senna, gli austriaci rasero al suolo quanto ancora restava del castello.Un evento singolare riferito dalle cronache locali, fu la comparsa nella zona, di branchi di lupi, discesi dall'appennino piacentino, di conseguenza si intraprese una caccia generale agli animali, ma anche ai banditi, piaga di questi boschi. Un importante ritrovamento in questa zona fu quello di una testa di uro (bisoneuropoeus), il più grande fra i mammiferi terrestri d'Europa, oriundo delle steppe russe, ed evidentemente giunto fin qui con i barbari. All'inizio del novecento e durante il periodo fascista l'agricoltura fu molto incrementata: assai lungimirante fu la realizzazione di un impianto per la produzione di gas metano biologico derivante dal letame e dai liquami del bestiame bovino ed equino, attuato per la prima volta in un'azienda agricola locale nel 1939.

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