La perdita di nostra madre gli tolse la serenità e il rischio di poter soffrire un nuovo distacco provocò in lui la paura di relazioni durature", racconta Rosaria Troisi. A trent'anni dall'uscita di 'Ricomincio da tre' e a diciassette anni dalla morte di Massimo Troisi, avvenuta il 4 giugno del 1994, la sorella apre lo scrigno dei ricordi raccolti da Lilly Ippoliti, che da anni si occupa di progetti educativi per ragazzi a rischio ed è autrice di un racconto metaforico che viaggia insieme a quello di Rosaria Troisi. Scritto dopo la morte dell'attore, 'Dialoghi in controluce' della Ippoliti trasfigura infatti la vicenda artistica di Troisi in un percorso simbolico in cui l'attore è l'incarnazione del Piccolo Principe. Nel libro anche foto inedite dell'archivio di famiglia, un'appendice di Francesco Costa sul cinema di Troisi, estratti di interviste e dichiarazioni dell'attore e le dieci tavole di Rancho che prendono spunto dalle foto di scena dei suoi film. "Quando Massimo Troisi è morto ho scritto questo racconto come una specie di sfogo personale e poi lo ho fatto arrivare a Rosaria come gesto d'affetto e così ci siamo incontrate", racconta la Ippoliti che con la sorella di Troisi ha scritto anche 'Lasciateci le ali' (Datanews) sulla guerra in Kosovo. "Non ho mai incontrato Troisi - continua la Ippoliti - e la cosa che ha più stupito Rosaria è che da quello che ho scritto é come se io e Massimo fossimo stati sempre amici. Dal suo primo film, mi ha sempre colpito la sua grandissima malinconia. Teneva a bada la morte perché sapeva di avere poco tempo e sapeva far ridere nelle situazioni più drammatiche. 'Il Postino' è stata la realizzazione di sé come poeta. Finito il film è morto come il Piccolo Principe che si fa ammazzare dal serpente perché la sua missione è finita". "Il cinema - spiega la Ippoliti - è un mezzo che lui usava per far sentire la sua voce delicata, per raccontare e denunciare il disagio e lo faceva con leggerezza. Tutti ricorderanno il suo discorso per la Coppa Volpi a Venezia in cui disse che era stato benissimo, in un albergo bellissimo per poi chiedere 'ma i poveri dove sono?'. Massimo andava dritto allo scopo e non scendeva a compromessi". "Vorrei indignarmi di più e saper comunicare questa indignazione, questo disagio, senza per ciò diventare una delle voci indistinte del coro", aveva detto Troisi in uno degli spezzoni di interviste riportate nel libro. E ancora: "Vorrei con il cinema poter smuovere almeno una coscienza". Nel raccontare suo fratello, Rosaria Troisi ripercorre la storia di un timido ragazzo di San Giorgio a Cremano, dove Massimo era nato il 19 febbraio 1953, il rapporto fondamentale con la madre, morta quando era ragazzo, e quello con il nonno Pasquale che "si attardava a tavola raccontandoci gli incredibili aneddoti della sua vita. Ci incantava tutti, con quei suoi gesti da attore consumato, con le pause studiate mentre sbucciava la frutta. Era come stare a tavola con Eduardo. Massimo era piccolo e lo osservava in silenzio, rubando con gli occhi l'arte di quella genuina seduzione". Dai primi passi in palcoscenico alla Smorfia fino a 'Il Postino', il suo ultimo film, viene proprio fuori la tenacia di inseguire un sogno.Fonte:Ansa.it
mercoledì 26 ottobre 2011
Massimo Troisi rivive in 'Oltre il respiro'
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