«Viviamo oggi in un’atmosfera energetica dominata dal gas naturale e il
nome di Enrico Mattei è indissolubilmente legato a questa forma di
energia, pressoché sconosciuta in Europa occidentale prima di lui». Lo
storico dell’Eni, Francesco Gudi, nel corso della Messa che è stata
celebrata ieri mattina presso la chiesa di Santa Barbara in occasione
del 49mo anniversario della morte del primo presidente dell’Eni, nel suo
discorso ha sottolineato l’estrema attualità della lungimirante
scoperta di Mattei.
È stata così tenuta viva nell’occasione la
tradizione portata avanti nel tempo dagli esponenti dell’Associazione
Pionieri e veterani Eni, che di anno in anno si raccolgono in preghiera
nel ricordo del “capostipite” della compagnia. «Sono passati 49 anni da
quel giorno - ha spiegato l’ingegner Guidi per l’occasione - , ma ci
accorgiamo che il clima di queste cerimonie non si affievolisce con il
tempo, ma diviene anzi più caldo e pieno di commozione, perché il
personaggio Mattei acquista sempre di più, con il passare degli anni,
una figura e un significato internazionale, uscendo dalle dimensioni di
un manager nazionale». Riallacciando le fila degli eventi che hanno
avuto eco mondiale, è stato inoltre ricordato: «Mattei incominciò a
pensare di metanizzare l’Italia, subito dopo la sua nomina, il 30 aprile
1945, a commissario straordinario dell’Agip, alla fine della Seconda
Guerra Mondiale. L’Agip aveva scoperto l’anno prima, nel 1944 a Caviaga,
una frazione di Cavenago d’Adda, una decina di chilometri da Lodi, un
grande giacimento di gas naturale. Le sue riserve (come è stato
successivamente accertato) erano di 12 miliardi di metri cubi di gas.
Prima di allora, in Italia, erano stati scoperti giacimenti con riserve
al massimo di qualche centinaio di milioni di metri cubi (Podenzano -
Piacenza)». E l’esperto dei trascorsi della grande azienda ha
proseguito, spiegando che «anche negli altri Paesi dell’Europa
occidentale non c’erano state fino ad allora significative scoperte di
giacimenti di gas». Ma se San Donato non dimentica Mattei, un esempio
arriva anche dal Medioriente, in particolare, dall’Algeria, che «ha
voluto chiamare con il suo nome il Transmed, il pipeline che porta il
gas algerino in Italia attraverso il Mediterraneo». Nella chiesa voluta
dal pioniere manager che ha realizzato il quartiere Metanopoli per dare
case e servizi proprio ai colletti bianchi dell’azienda Eni, anche
quest’anno, nel corso della Messa, il solido gruppo di ex dipendenti ha
ricordato la sua figura sul piano umano e imprenditoriale.Fonte: Il Cittadino