La pista abusiva per mountain bike e moto da cross, nonostante
l’ordinanza di smantellamento che risale alle prime settimane di
dicembre, per il momento non è ancora stata smantellata. La segnalazione
che niente è cambiato arriva dai cittadini, alcuni dei quali oltre un
mese fa avevano lanciato l’allarme, notando che la foresta urbana per
passeggiate nella natura si era trasformata in un percorso ad ostacoli
per perizie a bordo di rombanti moto o sui sellini di biciclette per
sterrati.
Fatto sta che nel bosco resta il sentiero alternativo fatto di
cunette alternate a dossi, nonché parti in cui si notano copertoni e
assi di legno, piuttosto che altri materiali di risulta collocati nella
zona al fine di formare un circuito per peripezie non autorizzato.
L’esecutivo aveva spiegato di essere intervenuto tempestivamente
soprattutto per un fatto di responsabilità, trattandosi di un luogo
pubblico, ma anche per l’esigenza di riportare un clima di ordine in una
parte di territorio dove non è previsto certo un tragitto per
appassionati di motocross. Probabilmente a seguito di alcuni ritardi
della macchina comunale, per il momento la situazione è identica a
quella di due mesi fa, quando si erano levate le prime lamentele da
parte dei frequentatori dell’area, i quali avevano notato al volo una
serie di cambiamenti. Resta aperto anche l’interrogativo sull’artefice
dell’opera, che probabilmente agendo in orari in cui il “Tre Palle” è
deserto è riuscito a modificare l’assetto del terreno per adeguarlo ad
un utilizzo alternativo. Non è la prima volta che San Donato diventa
teatro di divertimenti non autorizzati di questo tenore. In passato
infatti le moto da cross si davano appuntamento in prossimità delle
sponde del Lambro, vicino all’area Levadina, attualmente protetta a
spada tratta dalle associazioni ambientaliste, dove nel frattempo sono
stati effettuati una serie interventi per tutelare l’habitat di
interesse naturalistico. A distanza di anni l’attenzione si sposta tra
gli alberi della fascia verde che separa viale De Gasperi dalla
Paullese.Fonte: Il Cittadino