Uno dei mulini monumentali più belli del Basso Lodigiano. A Bertonico il
mulino del Torchio è fermo da anni e da qualche mese è spuntata persino
l’ipotesi di una vendita. A confermarlo è lo stesso proprietario, il
castiglionese Gaetano Paganini, che ha proprio deciso di valutare anche
la strada della cessione per una struttura che a Bertonico è un
autentico pezzo di storia, tutto da scoprire.Il Torchio si trova nel
centro abitato della borgata, lungo la vecchia strada che un tempo
conduceva a Montodine: la via di collegamento fra Lodigiano e Cremasco,
dunque molto trafficata all’epoca.
«La struttura risale addirittura al
1508 - spiega lo storico casalino Giacomo Bassi - per volere
dell’Ospitale Maggiore di Milano, proprio presso il corso della roggia
Bertonica. «Principalmente - racconta Bassi -, nasce come opificio per
la torchiatura di semi di lino e poi come mulino per la macinazione dei
cereali».Il toponimo deriva ovviamente dall’uso per cui era stato
costruito l’edificio: il Torchio, appunto.L’attività però è stata
dimessa già nei primi anni del 1950, ma all’epoca la struttura fu
adibita anche a barriera doganale di controllo delle merci che
transitavano dà e per il Cremasco.Nella parte superiore dell’opificio
abitava la famiglia del torchiaro: a metà del secolo scorso, il Torchio
era gestito dalla famiglia Moggi e il mulino dalla famiglia Arcari.Delle
tre ruote però oggi ne resta una soltanto, la più piccola, una ruota
idrica in metallo, inattiva, mentre l’acqua della roggia scorre ancora
con tutta la sua forza: il suo suono è inconfondibile.Il Torchio però è
una struttura immensa e ben oltre la funzione di opificio, sin dalla
metà dell’Ottocento, parte dei locali erano stati adibiti ad osteria,
gestita dal 1929 dalla famiglia Cofferati, che ha condotto l’esercizio
fino al 1999.Fino a una ventina di anni fa infatti, al piano terra,
sorgeva una moderna osteria - pizzeria ed entrando nei locali del
Torchio sono ancora ben visibili le pale attaccate al soffitto, i vecchi
rubinetti e le tipiche coperture di legno che erano state incollate sui
muri della vecchio locale, di cui si può ancora ammirare il forno a
legna.«Mi piacerebbe che nei locali al piano terra potesse insediarsi un
pub - spiega Paganini -, magari un locale che faccia proprio degli
elementi storici la sua tipicità, il suo punto di forza».Proprio così:
passando da una sala all’altra infatti spiccano ancora la macina in
pietra e quella stanza speciale, dove anticamente si pigiava l’uva e si
preparava il vino. Quello buono.Fonte: Il Cittadino