Molino di Sotto
Meleti è un piccolo comune situato proprio alla punta estrema della cosiddetta "mezza luna", cioè la parte del lodigiano che si affaccia sull'Adda, dove è prossimo il suo sbocco nel Po. Il paesaggio è ubertoso, ricco di filari di pioppi, di rogge e di colatori.Interessante la mappa che l'ingegnere Paolo Bolzoni disegnò nel 1587 per il principe Ranuccio Farnese, in cui viene tratteggiato il corso del Po, dal castello di Arena fino a Castel Nuovo Bocca d'Adda: in essa si osserva come il fiume formasse una profonda ansa, che saliva fino a lambire Santo Stefano Lodigiano, Corno Giovine e Corno Vecchio; ansa che i conti Landi fecero tagliare con un canale fra il 1590 e il 1601, per evitare lunghi giri alla navigazione fluviale e ridurre i danni delle inondazioni negli abitati. In questa mappa figura anche il "castrum Meliti agri laudensis", appena al di là del quale iniziava la circoscrizione di Cremona.Proprio accanto al paese, inoltre si trovava un lago( ed esistette fino agli anni quaranta), del quale si ha menzione fin dal 1192. Si crede si fosse formato dalle acque del Po e dell'Adda straripate in occasione di qualche inondazione. Secondo le narrazioni dell'Agnelli in mezzo a questo lago, alla profondità di circa un metro, si conservò una pianta di gelso di grosso fusto la quale pare abbia resistito all'impeto delle onde che formarono il lago.Il lago venne denominato Boytano dal celebre americano Paul Boyton che nel 1876 qui fece esperimenti di immersione con un nuovo tipo di sommergibile da lui ideato. Oggi il lago è scomparso e sul suo fondo verdeggiano gli alberi del grande Parco dell'ottocentesca Villa Gattoni. Tra Meleti e Caselle Landi vi sono tracce di una grande palude, ormai prosciugata detta " Po morto".Il paese ed il suo territorio soffrirono molto per le inondazioni del 1705, nel quale venne insabbiata gran parte delle sue campagne; del 1801 in cui il paese fu tutto circondato dalle acque; in quelle del 2 e 3 novembre 1857, del 6 e 7 ottobre 1868 e del settembre 1882.Il nome Meleti è secondo l'Agnelli di origine umbra: diverse altre località, più o meno importanti e sparse specialmente nell'Italia meridionale ed in Sicilia, portano lo stesso nome. Da altri documenti pare piuttosto che Meleti significhi semplicemente " posto delle mele " e alluda pertanto alla fertilità della terra, che produce abbondanti frutti: un nome non inconsueto, che ricorre fra l'altro, con varianti, anche in Toscana, nel Trentino e nel Veneto. I ritrovamenti archeologici confermano che la zona del corso inferiore dell'Adda e intorno alla foce fu abitata in epoca assai remota: nel 1887 vennero scoperte 16 asce in bronzo e 6 collane pure bronzee del I millennio A.C.; quindi un elmo bronzeo, classificato come "etrusco-gallico" e conservato presso il museo di Cremona. Anche qui abitarono i galli e forse fu proprio partendo da quelle terre che i romani iniziarono la loro penetrazione nel nord. Tracce di sepolture gallo-romane documentano la presenza di borgate e villaggi, che dovevano essere popolosi: lo storico Giovanni Agnelli anzi ipotizza che nei pressi di Meleti sorgesse la romana Accera, distrutta sulla fine del IV secolo dal fiume, o dal fuoco delle invasioni barbariche, e vi collega la scoperta di un vasto cimitero pagano, nel quale ogni cadavere teneva ancora in bocca una moneta, per pagare il pedaggio a Caronte. Queste monete erano quasi sempre di rame, talvolta d'argento e più raramente d'oro, e quasi esclusivamente dei tempi di Costantino Magno.Gli abitanti di Meleti hanno denominato quelle tombe "i morti di Santa Giulitta" perché lì si trova appunto una chiesa dedicata ai SS. Quirico e Giulitta.In età medioevale si rinvengono numerose citazioni del paese in cronache e raccolte di codici: la località compare come appartenente al monastero di San Sisto di Piacenza, fondato dall'imperatrice Angelberga e da lei dotato per testamento, nell'anno 887, di molti beni. Dopo il Mille, l'imperatore Enrico IV confermò tale proprietà, ma nel periodo comunale incominciarono a sorgere contese fra il monastero di S. Sisto ed i comuni di Piacenza e di Cremona; quest'ultima, dopo vari passaggi di mano e acquisti seguiti da nuove cessioni, nel 1234 se ne assicurò il possesso. Però c'erano anche i lodigiani, che non potevano fare a meno di rivendicare questa fascia al confine meridionale del loro territorio.Nel XIV secolo un Visconti figlio di Luchino, Bruzzo, si fece investire dal vescovo di Lodi del feudo di Meleti, arrogandosi anche il diritto di investire altri di questi beni: così nel 1391 Gian Galeazzo Visconti li concesse a Guglielmo Bevilacqua, suo fedele, insieme al castello di Maccastorna e ad altri poderi. Nel XV secolo i Visconti vendettero il feudo ai fratelli Teodoro e Luigi Bossi.
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