sabato 30 gennaio 2010

l governo “cancella” il rilancio del Po - La denuncia arriva dal Pd di Cremona: i soldi verrebbero dirottati per risolvere l’emergenza rifiuti nel comune di Palermo - Rischiano di sparire i 180 milioni per sviluppare il Grande fiume

Dalla “Valle del Po” alla valle... di lacrime. 

È il rischio, clamoroso e serissimo, che pende sul futuro dei 180 milioni di Fondi per le Aree sottoutilizzate (i Fas) che dovrebbero lanciare lo sviluppo turistico, infrastrutturale e ambientale del “grande fiume”, e che adesso stanno per sparire. Un tesoro da dividersi tra tutte le 13 province e i 490 comuni rivieraschi che, da Torino a Ferrara, si affacciano sul Po, e che avrebbe dunque beneficiato di una fetta tra i 7 e i 13 milioni di euro anche i progetti di rilancio presentati dal Lodigiano; ma che il governo avrebbe deciso di sottrarre al maxi progetto “Valle del Po” per destinarli con altre finalità nel fondo strategico istituito presso la presidenza del Consiglio. «A quanto si dice verranno dirottati verso il comune di Palermo, in gravi difficoltà sulla questione rifiuti», ha rivelato in un comunicato il comitato di Gian Carlo Corada, candidato alle primarie del Pd di Cremona. E all’alzata di scudi levatasi da più parti si unisce anche Pietro Foroni, presidente della provincia di Lodi: «Mi dicono che la cosa non è ancora definita, ma il rischio c’è e se la notizia dovesse essere confermata sarebbe una cosa assolutamente inopportuna e non condivisibile - attacca Foroni -. Come Provincia di Lodi chiaramente faremo tutte le verifiche affinché ciò non avvenga: sarebbe una scelta grave, che ricadrebbe su tutti i comuni interessati. Noi ci crediamo e continuiamo a crederci e, in ogni caso, non aspetteremo l’arrivo dei fondi, ma procederemo nella nostra direzione: anche in simbiosi con la regione Lombardia».I rischi, però, sono alti. Anche perché, sulla delibera con la quale nel dicembre del 2007 il Cipe (Comitato interministeriale per l’economia) aveva deliberato l’erogazione dei fondi per il periodo 2007-2013, la Provincia di Lodi aveva pianificato il decollo di sette grandi progetti che avrebbero interessato 19 comuni. «Quello che più ci interessa è quello sulla ciclabilità sul Po, che percorrendo vari argini garantirebbe un collegamento con l’Adda e con le sponde piacentine», spiega Foroni; ma in ballo, tra interventi in parte già abbozzati o meno, c’è molto altro. Quasi 4,8 milioni, per esempio, sono previsti per gli interventi di balneabilità del fiume, creazione e valorizzazione di attracchi e collegamenti, aree di ristoro, percorsi tematici e parcheggi tra le località Morti della Porchera (Corno Giovine), Corte Sant’Andrea (Senna Lodigiana) e Gargatano (Somaglia).In agenda ci sono anche i collegamenti con la sponda piacentina, le ferrovie, la realizzazione di altri attracchi e un sistema di piste ciclopedonali tra Guardamiglio, San Rocco e Caselle Landi: costo dell’opera, 3,3 milioni di euro. Sul piano architettonico, storico e culturale rientra invece l’ampio progetto da 2 milioni per la valorizzazione del castello Cavazzi di Somaglia, di quello di Fombio e di cascina Santa Maria, mentre sul fronte degli interventi ambientali-naturalistici il progetto lodigiano prevede una spesa di 1,95 milioni di euro per la tutela dell’habitat golenale tra San Rocco, Caselle Landi, Senna e Castelnuovo (i cosiddetti “budri”), i 660mila euro per incrementare le superfici forestali e aumentare le biodiversità lungo la sponda lodigiane e i 380mila euro per la creazione di un Parco locale di interesse sovracomunale. Un bel quadro, completato dagli investimenti per educare alla conoscenza della “valle del Po” anche le scolaresche (155mila euro, ndr), ma messo in serio pericolo dalla possibile sparizione dei fondi.«E pensare che il governo ha portato il progetto della “Valle del Po” come progetto bandiera alla quinta conferenza mondiale sull’acqua di Istanbul», aveva ricordato recentemente Mauro Soldati, segretario provinciale del Pd ed ex assessore provinciale alla cultura, domandandosi allarmato che fine avessero fatto i soldi promessi. E se è vero che qualcosa è comunque stato fatto o verrà realizzato a breve, il pericolo di dover ridimensionare il “sogno” è davvero concreto.Fonte: Il Cittadino

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