venerdì 30 aprile 2010

MAREA NERA - Mediterraneo a rischio petrolio - Satelliti contro l'inquinamento - Ogni anno, più di 500 mila tonnellate di greggio finiscono nel nostro bacino a causa di perdite croniche che si verificano durante operazioni di routine. Tecnologie in campo per fermare gli sversamenti

Mentre la marea nera arriva sulle coste della Louisiana, molti si chiedono cosa potrebbe accadere nel Mediterraneo, chiuso tra due piccoli stretti e trafficato quotidianamente da centinaia di navi traboccanti di petrolio.

Il Mediterraneo, un inquinato cronico. Il Mediterraneo è considerato un mare ad altissimo rischio di inquinamento per idrocarburi. Nel 2000 sono infatti transitate 370 milioni di tonnellate di petrolio greggio e derivati attraverso il nostro bacino, circa un quinto del trasporto globale. Un valore questo, dicono gli analisti, destinato a crescere. Ciò che preoccupa di più gli esperti però è l'inquinamento cronico, quotidiano, quello che avviene sotto i nostri occhi. Con 38 milligrammi di catrame disciolti in ogni metro cubo di acqua, il Mediterraneo sorpassa di gran lunga gli 0,6 mg per metro cubo del Golfo del Messico. Ciò nonostante, in quel settore dell'Atlantico ci siano ben 2304 piattaforme (tra petrolio e gas) operative, contro le 140 del sistema Mediterraneo-Mar Nero. Insomma, il nostro è il bacino più inquinato del pianeta. Nel Mediterraneo finiscono ogni anno più di 100 mila tonnellate di petrolio, diluite nel tempo, ma sempre tante rispetto le 650 tonnellate che la Deepwater Horizon sputa quotidianamente da diversi giorni. E da noi non c'è bisogno di alcun disastro. Collisioni, incidenti, o perfino atti terroristici incidono solo per il 20 per cento sull'inquinamento marino per idrocaburi. Le perdite croniche avvengono piuttosto durante le operazioni di routine delle navi cisterniere, come lo scarico delle acque di zavorra, o durante lo scarico nei terminali. A cui si aggiungono le azioni criminali compiute da alcune navi che lavano, illegalmente, le cisterne dei tanker in mare aperto. Per alcuni capitani il risparmio di tempo e denaro per le operazioni portuali vale il rischio di essere colti in flagrante dalle autorità. Combattere l'inquinamento con satelliti e aerei spia. Ora però la Guardia Costiera ha dalla sua una tecnologia sempre più sofisticata per scrutare i nostri mari: radar satellitari e perfino due laboratori volanti. Questi ultimi sono autentici aerei-spia con cui la Guardia Costiera effettua ricognizioni marittime tra Tirreno ed Adriatico, in una battaglia antinquinamento senza tregua. I due ATR 42 della Guardia Costiera trasportano dei sensori per individuare e identificare unità navali, imbarcazioni e inquinanti sia di giorno che di notte. Inoltre sull'ala montano il potente sensore SLAR, un radar che consente di visualizzare tracce di inquinamento sul monitor degli operatori. In otto anni di ricognizioni il sistema ha sventato 59 atti criminosi. In orbita intorno al pianeta ci sono invece satelliti dotati di radar speciali, i SAR (radar ad apertura sintetica). I radar satellitari distinguono i rilievi sulla superficie del mare, che cambiano in presenza di idrocarburi. Secondo Guido Ferraro, esperto di telerilevamento del Centro Comune di Ricerca di Ispra (JRC), le immagini satellitari hanno evidenziato 9300 sversamenti avvenuti nel Mediterraneo tra il 1999 ed il 2004. La più colpita è la rotta tra il Canale di Suez e lo Stretto di Gibilterra, nota come l'autostrada del Mediterraneo. Una coincidenza? Secondo Ferraro no: gli sversamenti sarebbero infatti in acque internazionali, un tentativo per sfuggire i controlli. Comunque, ammette Ferraro: "Tra il 2000 ed il 2004 sono diminuiti". Questo grazie a regolamenti più ferrei, controlli più puntuali, ed alle nuove tecnologie.

Obama: "Stop alle trivelle" - Lingue di greggio sul litorale della Louisiana, recuperati i primi uccelli coperti di petrolio. Il presidente Usa ordina un'inchiesta. Stato d'emergenza anche in Florida. La Bp: "Il conto lo paghiamo noi". I danni potrebbero essere peggiori che nel caso Exxon Valdez 


NEW YORK - Marea nera, ormai è catastrofe nazionale. Il presidente Usa Barack Obama annuncia che in futuro le trivellazioni al largo delle coste americane dovranno essere fatte con più "responsabilità", ma oggi, onda dopo onda, il greggio fuoriuscito dopo l'affondamento di una piattaforma della Bp nel Golfo del Messico è arrivato sulle coste della Louisiana. La Abc racconta in tv del recupero dei primi animali coperti di petrolio e, dopo la Louisiana, anche la Florida proclama lo stato d'emergenza: il governatore Charlie Crist firma il provvedimento dopo che i rapporti hanno previsto l'arrivo del petrolio sulla terraferma per lunedi. Uccelli coperti di petrolio. La Abc dà notizia dei primi animali coperti dal petrolio della marea nera. Si tratta di uccelli arrivati a riva, accolti e curati dai veterinari del Tri-State Bird Rescue and Research di Fort Jackson in Louisiana. "Il disastro si intensifica", ha annunciato la rete televisiva. Nelle paludi del Delta del Mississippi vivono oltre 400 specie animali. Obama: "Stop alle trivellazioni". L'allarme, dunque, cresce e si amplifica. L'amministrazione Usa certifica uno stato di "catastrofe nazionale" che induce il presidente Barack Obama ad annunciare che le trivellazioni offshore, pur essendo "una parte importante della sicurezza energetica americana", dopo quanto sta accadendo "saranno effettuate molto più responsabilmente". Poi il presidente Usa ordina un'inchiesta sull'incidente alla piattaforma Deepwater Horizon, spiegando che si aspetta di vederne i risultati entro 30 giorni.In particolare, spiega Obama, è il ministro dell'Interno Ken Salazar a essere impegnato a fare piena luce sulle cause del disastro, anche se è tutta l'amministrazione a lavorare per far fronte all'emergenza. "Stiamo facendo tutto il necessario" e "ci teniamo in stretto contatto con i governatori dei cinque stati che si affacciano sul Golfo del Messico" assicura il presidente. La difesa autorizza l'uso dei C-130. Solventi spruzzati dall'alto per sciogliere la grande chiazza nera. Potrebbe essere uno degli interventi che l'amministrazione Usa si appresta a mettere in pratica per arginare l'emergenza ambientale. Il ministro della Difesa Robert Gates autorizza l'uso dei C-130: due aerei-cisterna di base a Younstown nell'Ohio, equipaggiati con sistemi per spruzzare i solventi, sono stati messi a disposizione del dipartimento per la Homeland Security. I C-130 saranno di base a Lake Charles, in Louisiana: possono coprire una superficie di cento ettari a volo con una media di tre voli al giorno. La marea raggiunge le coste. Billy Nungesser, presidente del distretto di Plaquemines, ha detto che le strisce di oro nero hanno raggiunto le paludi costiere nella notte italiana e adesso minacciano il delicato ecosistema palustre della regione, che costituisce anche un'importante riserva ittica per il Paese (i pescatori di gamberi degli Stati Usa che si affacciano sul Golfo hanno già annunciato una class-action per chiedere i danni alla Bp). In pericolo gli uccelli migratori, i pellicani che nidificano proprio in questa stagione, le lontre di fiume e centinaia di specie di ittiche. Non sono bastate dunque le barriere gonfiabili che erano state poste al largo delle coste sud-orientali degli Stati Uniti per bloccare il petrolio, anche perchè nelle ultime ore le onde nella zona hanno raggiunto più di un metro e mezzo d'altezza. Florida invoca la Guardia Nazionale. Per fronteggiare la crisi il governatore della Florida Bobby Jindal ha chiesto all'amministrazione Usa di stanziare fondi per l'impiego di 6.000 soldati della Guardia Nazionale. ''La mia amministrazione continuerà ad utilizzare ogni singola risorsa disponibile a nostra disposizione, compreso il Dipartimento della Difesa, per affrontare questo incidente'', ha detto il presidente Usa Barack Obama. Amministrazione Usa, "risposta pronta". Prima di Obama, uno dei principali collaboratori del presidente Usa, David Axelrod, aveva anticipato alla Abc che di fronte a questa catastrofe è stato deciso che nessuna nuova trivellazione offshore verrà autorizzata dal governo federale statunitense fino a che non saranno state accertate le cause dell'esplosione della piattaforma. Axelrod dichiara anche che la risposta dell'amministrazione al disastro è stata pronta, sottolineando come "la guardia costiera sia intervenuta sul posto quasi immediatamente", e respingendo ogni paragone con quanto avvenuto nel 2005, ai tempi di Katrina. Bp: "Paghiamo noi". Il conto per il disastro causato dall'incidente alla piattaforma petrolifera Deepwater Horizon nel Golfo del Messico sarà a carico della Bp: lo ha detto un portavoce dell'azienda, Nigel Chapman, interpellato dalla Bbc. Negli ultimi anni la cimpagnia è già stata coinvolta in diversi incidenti e controversie, e ha dovuto pagare spese ingenti di risarcimento, nonchè multe (solo l'anno scorso 2 milioni di dollari per equipaggiamento non a norma in campi petroliferi lungo il North Slope, in Alaska). Ma secondo gli esperti - che non indicano cifre - il conto potrebbe essere assai più salato, questa volta: oltre alle spese di pulizia, che già ora ammontano a 6 milioni al giorno, Bp potrebbe dover affrontare multe e costi per garantire una maggior sicurezza delle piattaforme che gestisce nel Golfo del Messico. Poi ci saranno i costi legali: sono già scattate due azioni giudiziarie legate all'esplosione della Horizon e i possibili danni all'industria per la pesca dei gamberi. Stime del disastro. Vengono fatte anche qui in Italia. Questa marea nera - ha spiegato Ezio Amato, già responsabile del servizio emergenze ambientali in mare dell'Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale (Ispra), oggi in forza alle Nazioni Unite - "inarrestabile, e alla fine sulle coste si riverserà l'80% di greggio". La marea nera è diversa rispetto a quella dell'Exxon Valdez, nel 1989 in Alaska. Non si tratta di una macchia nera compatta, ma di una sorta di piovra dai numerosi tentacoli, un mix di petrolio e acqua salmastra. Molti esperti avvertono che i danni provocati saranno maggiori di quelli di ventuno anni fa.

GOLFO DEL MESSICO - Marea nera, una terza falla - Obama lancia l'emergenza


Il presidente Usa mobilita tutte le risorse, "anche militari", per scongiurare la catastrofe ambientale. Individuata un'altra fuoriuscita di greggio nella piattaforma BP. Il petrolio disperso in mare è cinque volte superiore alle stime precedenti. Stato d'emergenza in Louisiana

NEW ORLEANS - L'enorme chiazza provocata dal petrolio fuoriuscito dalla piattaforma della BP affondata nel Golfo del Messico 1 si avvicina alla Louisiana. "Arriverà con 24 ore di anticipo", dice il governatore dello Stato, Bobby Jindal. La prima area coinvolta dovrebbe essere quella delle isole Chandeleur, una striscia di barriere sabbiose a un centinaio di chilometri a nord di New Orleans, sede di un parco marino. A New Orleans si sente già cattivo odore nell'aria. Le coste sono minacciate da un disastro ambientale di proporzioni catastrofiche. Baton Rouge ha decretato lo stato di emergenza, ma la questione è ormai di portata nazionale. Barack Obama ordina la mobilitazione di "tutti i mezzi disponibili", inclusi quelle militari. Janet Napolitano, ministro dell'Interno, dichiara che il governo ritiene "responsabile" la British Petroleum per quanto accaduto. "Come affermato dal presidente e dalla legge - ha detto - dovrà risarcire i costi dell'emergenza e delle operazioni di bonifica". Obama: "Mobilitiamo ogni mezzo". Il presidente Usa rompe gli indugi dopo aver ricevuto il dossier sull'emergenza. Le dedica una ventina di minuti all'inizio del suo briefing allo Studio Ovale, poi detta le disposizioni, allarmato dalle ultime notizie. La più grave, la scoperta di una terza falla sottomarina nella piattaforma della British Petroleum. Che, aggiornando le stime sulla quantità di greggio fuoriuscita, porta il calcolo a 5mila barili al giorno, cinque volte superiore a quello precedente. Quanto basta per mettere in grandissimo allarme le coste degli Stati Uniti. La Bp contesta i dati . La British Petroleum, pur ammettendo l'esistenza della terza falla, a una profondità di 1.550 metri, contesta i dati sulla quantità di fuoriuscita di greggio, restando ferma sulla stima precedente mille barili al giorno e intanto accetta l'aiuto dell'esercito americano.
Paura in Louisiana, dichiarato stato d'emergenza. Minacciate sempre più da vicino la Louisiana e New Orleans in particolare, che vedono avvicinarsi inarrestabile la chiazza di petrolio, estesa lungo un fronte di 160 chilometri per 70 di ampiezza, e che dovrebbe raggiungere la costa nelle prossime ore. A nulla è servito per ora né l'utilizzo di robot sottomarini per tamponare le falle né la strategia di un incendio "controllato" per isolare e frenare la chiazza. Il governatore della Louisiana Bobby Jindal ha decretato lo stato d'emergenza dopo aver chiesto fondi supplementari al dipartimento per la Sicurezza interna. Ma già si lavora alla protezione delle coste. Come spiega al New York Times un esperto della NOAA, la National Oceanic and Atmospheric Admnistration, "sono già stati disposti 30 chilometri di barriere lungo la costa, con altri 150 pronti ad essere posizionati. Altre misure che stiamo per mettere in atto sono l'uso dei cannoni per spaventare gli uccelli e farli volar via e l'impiego dei battelli dei pescatori per versare detergenti dove ci sono le secche". Il territorio a rischio. Rappresenta il 40% delle aree umide, oltre al principale sito di pesca degli Stati Uniti. Un'area di passaggio per gli uccelli migratori, in cui anche mammiferi e cetacei sono minacciati, perché potrebbero ingerire acqua contaminata o perché le loro prede potrebbero essere ricoperte di petrolio. Se il greggio sarà sospinto nelle paludi della Louisiana, ripulirlo sarà praticamente impossibile: un disastro per le riserve naturali. L'opzione rogo. L'intervento condotto ieri dalle squadre di soccorso è consistito nell'isolare porzioni della chiazza e appiccarvi fuoco 2. Il primo incendio controllato è stato appiccato alle 16.45 ora locale ed è stato lasciato bruciare per circa un'ora; gli altri hanno mandato in fumo tra il 50 e il 90 per cento del greggio isolato. L'operazione continuerà anche nei prossimi giorni, sebbene questa procedura presenti gravi pericoli per l'ambiente. Fonte: La Repubblica.it

Nessun commento:

Posta un commento

Related Posts Plugin for WordPress, Blogger...