Carpiano rilancia la mobilitazione per far risuonare nuovamente lo storico organo della parrocchia di San Martino, muto da venticinque anni a causa dell’inevitabile patina del tempo. E lo fa con una proposta particolare: “adottare” una canna dello strumento, una per ogni donazione, con il contributo simbolico di sessanta euro. Un gesto di solidarietà e attaccamento ai simboli dell’identità locale alla portata di tutti, nutrito dalla filosofia di dividere il delicato e ingente compito fra molti. Da tempo a Carpiano è sorto un comitato che punta, in dialogo con la parrocchia retta da don Gianni Verga, a mandare ad efficacia anche il restauro conservativo del seicentesco organo dopo l’enorme lavoro condotto negli anni scorsi sull’insieme architettonico esterno dell’edificio: colonnato, facciata e sagrato principale. Stavolta al centro dell’attenzione dei fedeli c’è lo strumento di accompagnamento corale, le cui origini parlano di 1620. Alcuni anni fa, fra le manifestazioni di interesse per il progetto, ne giunse una di altissimo valore: quella del cardinale arcivescovo Dionigi Tettamanzi, che scrisse personalmente ai promotori della prima ora incoraggiandoli a perseverare nell’impegno: «Un’iniziativa che aiuterà tutta la comunità a sentirsi più unita e partecipe di un comune cammino», le parole indirizzate da monsignor Tettamanzi a Filippo Bertè, Anna Melgazzi, Piera Gatti, Lucia Prina, Giancarlo Robbiati e agli altri carpianesi che credono nella possibilità di non abbandonare lo strumento sacro ad un destino senza ritorno. Attualmente il meccanismo presenta gravi compromissioni sul piano della perdita d’aria del mantice, dell’ossidazione complessiva e della trasmissione fra la tastiera, la pedaliera e i registri. Anche “generazioni” di insetti, in quattro secoli, hanno fatto la loro parte. Per questo insieme di ragioni dalla metà degli anni Ottanta l’organo è senza voce. Complessivamente però la fattura dello strumento musicale resta molto elevata, e in grado di raggiungere alti livelli di profondità e brillantezza del suono. Dal punto di vista storico l’album dei secoli dice che un organo in San Martino esiste almeno dall’inizio del Seicento, con due rimaneggiamenti attestati nel 1840 e 1897. Oggi, il comitato pro-restauro lancia l’appello a dividere la non facile meta fra molti: con sessanta euro, deducibili dall’Irpef, si fa risuonare una delle 1800 canne. Per ulteriori informazioni: 02-9815123, lunedì e mercoledì ore 20.30-21.30.Fonte: Il Cittadino
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