La cura dei tumori, da oggi, nel Lodigiano, passerà attraverso la radioterapia. Ieri mattina, l’Azienda ospedaliera ha tagliato il nastro dei due nuovi acceleratori lineari che sono stati installati nel bunker realizzato di fronte all’ingresso dell’ospedale. «I due macchinari - spiega il responsabile barasino Carlo Pietro Soatti - serviranno a trattare tra i 400 e i 450 pazienti all’anno. In realtà potremo arrivare anche a 700 e credo che attireremo pazienti da fuori. Abbiamo stabilito un accordo anche con l’ospedale di Cremona. Insieme alla radioterapia qui, infatti, faremo anche radiochirurgia. La differenza sta nelle dosi giornaliere di radiazioni. La seconda tecnologia viene utilizzata per i tumori al polmone non operabili, alcuni tumori della prostata, del pancreas e del fegato, quelli del cervello e gli angiomi cerebrali. A Cremona, non si fa radiochirurgia, quindi potremo curare i pazienti di quel territorio. Allo stesso modo noi potremo mandare i nostri ammalati a Cremona a fare brachiterapia. Saranno circa 50 i casi nel Lodigiano che ne hanno bisogno: alcuni tumori della prostata, quelli ginecologici e dell’esofago. A Pavia e a Piacenza, per la radiochirurgia hanno liste lunghe, ci hanno chiesto di dare loro una mano e quindi vedremo di rispondere alle esigenze di tutti». Lo scopo delle radiazioni ionizzanti degli acceleratori lineari è di danneggiare il Dna delle cellule cancerogene impedendone la crescita. «Dalla consolle informatica ad alta precisione - spiega Soatti - si controlla quello che sta facendo la macchina. Se un apparecchio non funziona, 97 pazienti su 100 e i loro dati possono essere trasferiti immediatamente all’altro acceleratore senza problemi». «Si tratta di una tecnologia all’avanguardia - ha detto Piergiorgio Spaggiari, l’ex direttore generale dell’Azienda ospedaliera di Lodi, oggi manager a Cremona che aveva dato il via al cantiere -. Quando siamo riusciti a convincere la regione a finanziare non 1, ma 2 acceleratori lineari, siamo riusciti a convincerla che per il Lodigiano volevamo il top». In effetti, ha aggiunto il capodipartimento dell’oncologia Giovanni Ucci «a Casale stiamo diventando polo di eccellenza oncologico in Lombardia». «Fino ad oggi - dice il direttore generale Giuseppe Rossi - mancava una terapia di eccellenza per il territorio. L’hospice, Il reparto oncologico e la radioterapia non sono nulla se non ci facciamo carico del paziente in modo totale. La radioterapia va vista non come un’attività isolata, ma come nodo di una rete che dobbiamo tessere. Se uno lavora da solo non va da nessuna parte». Parole di elogio nei confronti degli operatori «che si sono resi disponibili a spostarsi da un ospedale all’altro per visitare i pazienti» sono arrivate da Ucci. «La realtà - ha detto quest’ultimo - non è più quella del presidio, ma dell’azienda». Parole di elogio sono arrivate anche dal prefetto Peg Strano Materia, dal presidente della provincia Pietro Foroni e dal sindaco di Casale Flavio Parmesani. Quest’ultimo ha ricordato come, «in poco tempo, per Casale si siano investiti 7 milioni per gli acceleratori e altri 6 per il cantiere di ristrutturazione interna che partirà oggi». Rossi, dal canto suo ha ringraziato l’ordine dei medici che ha inviato un suo rappresentante. Assente per impegni, invece, il vice presidente della regione Andrea Gibelli. Insieme a lui anche il consigliere regionale del Lodigiano Fabrizio Santantonio. «Per quanto mi riguarda - sottolinea quest’ultimo - non sono stato invitato».Fonte: Il Cittadino
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