mercoledì 30 giugno 2010

Cerro al Lambro - Per l’oratorio di San Rocco a Riozzo si avvicina il momento del restauro

Qualcosa si muove per l’oratorio di San Rocco in Riozzo, la chiesa nel cuore del paese vecchio dalla fine del XVI secolo. 

Ma sulla quale i sigilli sono calati da almeno cinque anni. L’ex Ipab Golgi Redaelli di Milano, l’azienda di servizi da lungo tempo proprietaria dell’immobile in seguito a una serie di lasciti, a maggio ha informato il comune che nella seconda parte dell’anno dovrebbero partire lavori con l’obiettivo di consolidare gli elementi più instabili dell’insieme, cominciando dalla copertura, dalle pareti e dai canali di gronda. In questo modo si comincia ad intravedere l’orizzonte del recupero per un angolo di paese al quale riozzesi e cerresi sono particolarmente affezionati in quanto rappresenta il vecchio simbolo religioso di Riozzo, dove si andava a messa prima che nel 1980 venisse edificata la più ampia parrocchiale di San Lorenzo Martire. La chiesetta di San Rocco esiste da almeno cinque secoli: San Carlo Borromeo la visitò forse nell’anno stesso della grande peste in terra milanese, il 1584. All’interno della cappella, che sorge in fondo alla via omonima e in mezzo ad edifici ex agricoli oggi in parte abbandonati, sono custoditi due tesori d’arte popolare come la pala d’altare raffigurante la Vergine con il Bambino di inizio Cinquecento (attualmente in restauro), e la figurazione di San Carlo in processione per impetrare la protezione divina contro il flagello delle pestilenze. Tutto questo non è più esposto al pubblico sguardo da anni, perché le condizioni strutturali della chiesetta alla metà del decennio hanno imposto l’obbligo dell’inagibilità. «Poiché si tratta di un bene privato, del patrimonio Asp Golgi Redaelli, il comune è puramente fruitore, come del resto la comunità religiosa - illustra Marco Sassi, assessore alla cultura - quindi allo stato attuale non siamo in grado di dire esattamente se al consolidamento seguirà il restauro in senso stretto. Quel che è certo è che se la Golgi Redaelli mette in atto misure conservative, la situazione finale sarà comunque migliore di quella di oggi. Mi si lasci dire che le ex Ipab intervengono anche perché ad aprile il municipio ha emanato un’ordinanza urgente di messa in sicurezza: qualche settimana dopo infatti è arrivata la comunicazione di inizio lavori». Fonte: Il Cittadino

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