giovedì 8 luglio 2010

Lambro avvelenato da due allevamenti - L’allarme da un pescatore a Salerano, gli agenti accompagnati dall’Arpa trovano scarichi nascosti a Tavazzano e Mulazzano - Schiuma e acqua marrone: la polizia provinciale scova i responsabili

Cosa c’è di meglio di una notte d’estate per aprire i rubinetti delle vasche dei liquami di vacche e suini? 

Questo, ritengono gli investigatori, potrebbero aver pensato due imprenditori agricoli di Tavazzano e di Mulazzano che a ore potrebbero venir denunciati per “avvelenamento delle acque” e perseguiti per omessa denuncia di scarichi, a seguito dell’inquinamento che tra martedì sera e ieri mattina, attraverso il Sillaro, ha raggiunto il Lambro. Il primo bilancio è di venti chilogrammi di pesci morti recuperati, ma già dal pomeriggio un pescatore, che alla fine ha deciso di dare l’allarme, vedeva “cadaveri d’argento” scendere dal Sillaro.A intervenire per prime martedì sera a Salerano sono state le guardie volontarie della provincia di Lodi, che da febbraio fanno direttamente capo alla polizia provinciale e che, dopo aver notato una schiuma alta un metro e mezzo alla confluenza del Sillaro nel Lambro, in località Fornaci di Salerano, e l’acqua di colore marrone dell’affluente, hanno avvisato i vertici della vigilanza. Dalla villeggiatura il comandante Arcangelo Miano ha seguito l’operato di una pattuglia che si è subito recata sul posto, assieme ai vigili del fuoco e ai tecnici reperibili dell’Arpa.Attorno alle 22 è cominciata l’indagine, risalendo il corso del Sillaro fin sotto la via Emilia per arrivare quindi a un cascinale di Tavazzano, dove si allevano suini, dove è stato scoperto un tubo di scarico che finiva in un fossato che a sua volta, attraverso una roggia, faceva defluire gli escrementi dei suini nel Sillaro.Ieri mattina la polizia provinciale è tornata sul posto per ulteriori accertamenti e ha scoperto che il Sillaro arrivava inquinato anche a Tavazzano, e così la ricerca si è spinta fino a Mulazzano, non lontano dal confine tra i due comuni, dove è stato trovato un secondo scarico “clandestino” di reflui zootecnici, questa volta proveniente da un allevamento di bovini.I conduttori delle due aziende agricole sono stati identificati e la pratica verrà trasmessa alla procura della Repubblica, mentre la provincia di Lodi proseguirà le verifiche sull’effettiva omessa denuncia degli scarichi, che è un illecito amministrativo, e sui divieti di utilizzo dei liquami per la fertilizzazione, in questo periodo dell’anno.Il sospetto, infatti, è che lo scopo dell’apertura notturna dei rubinetti di scarico delle vasche in cui vanno stoccati i liquami non fosse destinato a disperderli nelle rogge, quanto piuttosto a miscelarli all’acqua utilizzata per irrigare i campi, per ottenere una concimazione aggiuntiva, al di fuori delle modalità e dai tempi che sono previsti dalla legge. Divieti che hanno proprio lo scopo di proteggere le acque superficiali e sotterranee da batteri e nitrati.I reflui zootecnici, immessi in fiumi e rogge, fanno strage di pesci e altre forme di vita, alterando anche il contenuto d’ossigeno dell’acqua.Fonte: Il Cittadino

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