sabato 3 luglio 2010

San Donato - Via Kennedy vuole i vigilantes - Dal quartiere la proposta di affiancare un istituto privato a polizia locale e carabinieri - «C’è più sicurezza rispetto al passato, ma non basta»

«Sicurezza in via Kennedy, siamo sulla strada giusta ma dopo le ferie occorre ragionare su una vigilanza privata con il contributo dei residenti. Insomma, la sicurezza al costo di un caffè al giorno». È questa oggi la valutazione di chi vive nella zona di San Donato più vicina al terminal metro 3, e proprio per questo più esposta agli “sconfinamenti” criminali e microcriminali che arrivano da una zona calda come il capolinea della linea gialla. Alla fine del 2008 Triulzio era in pieno allarme con la spaccata del bar Kennedy, il bancomat fatto saltare a pochi metri di distanza e poi via via una serie di episodi sempre meno rilevanti, ma comunque criminosi, come i colpi anche per 50 euro fatti al supermercato di via Moro, i vetrini rotti alle auto e così via. Oggi, a un giro e mezzo di calendario, qual è il polso di chi vive fra queste ordinate palazzine abbellite da rampicanti decennali? L’impressione è che il terzo turno serale della vigilanza urbana e un maggior passaggio di carabineri abbia alzato il livello di deterrenza contro gli episodi più vistosi, ma resta un sottofondo di minacce meno gravi ma non per questo prive di rischio. Due giorni fa ad esempio sono state rubate le guarnizioni in rame di un cancello, mentre alcuni residenti hanno notato la presenza di stranieri con fare sospetto sulle scale dei condomini. Dunque qualcuno rilancia, passata l’estate, l’idea di integrare le forze dell’ordine con i vigilantes, finanziati questi ultimi direttamente dai cittadini. «Ci sono tanti comuni che lo fanno - torna a illustrare Carlo Costanzo Rossi, referente di quartiere -, in fondo è l’idea che con un caffè al giorno, o forse rinunciando a un caffè, si riesce a sostenere un anno di sorveglianza privata, se ci mettiamo tutti assieme a fare questa rinuncia. A settembre quindi ne tornerò a parlare con le persone che conosco, con gli amministratori di condominio e con l’amministrazione comunale stessa. Le formule per arrivare al controllo ottimale della zona possono essere diverse. Si può aggiungere l’onere aggiuntivo della sorveglianza privata alle spese di condominio, quindi dialogando soprattutto con gli amministratori. Oppure ci può essere anche un ruolo del comune, un’iniziativa mista pubblico-privata. Se il sindaco e gli assessori hanno bisogno di un appoggio costituito da una petizione, non c’è problema. Due anni fa in poco tempo siamo arrivati a 1200 firme per segnalare lo stazionamento dei nomadi in zona. Sappiamo che è un momento difficile per le finanze degli enti locali. Non chiederemo tutto al comune, però chi vive qui resta dell’idea che non sia sufficiente scongiurare le rapine col botto per avere vinto la sfida. Bisogna allontanare anche i rischi minori».Fonte:Il Cittadino

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