mercoledì 28 gennaio 2009

Abbattuto il caseggiato di largo Crocetta: Melegnano dice addio a un pezzo di storia

Demolito lo stabile di largo Crocetta, Melegnano dice addio ad un pezzo della sua storia.

Proprio in questi giorni, infatti, i muratori stanno concludendo l’abbattimento dello storico caseggiato abbandonato compreso tra largo Crocetta e via San Martino nel cuore del Borgo, al cui posto sorgeranno nuovi complessi residenziali, attività commerciali e box interrati. La decisione è stata a lungo osteggiata da Rifondazione comunista e dalle associazioni ambientaliste del territorio, che hanno anche scritto una lettera agli enti competenti per bloccarne la demolizione. Ma il sindaco Vito Bellomo non ha voluto sentire ragioni: «Abbiamo ricevuto una serie di pareri dalla Soprintendenza di Milano - ha precisato -, secondo cui non sussistono i presupposti per sottoporre a vincolo l’edificio, che peraltro appartiene ad un privato. Pertanto, il piano di recupero che ne prevede la demolizione è stato approvato in via definitiva». Così, nella prima decade di gennaio un paio di ruspe hanno iniziato ad abbattere l’edificio, che sino ad alcuni anni fa era tra l’altro la sede della Cicli Faini, nome mitico per lo sport sudmilanese. Ultimamente, però, il caseggiato abbandonato era diventato il rifugio per gruppi sempre più numerosi di extracomunitari, che oltretutto vi svolgevano attività non sempre trasparenti: «All’interno dell’edificio - ha confermato il capo cantiere - abbiamo trovato qualche decina di siringhe». Quel che è certo è che per largo Crocetta si prospetta una vera e propria rivoluzione: «Perché - ha proseguito il capo cantiere - su circa 2mila metri quadrati di superficie realizzeremo una ventina d’appartamenti e una cinquantina di box. Ma ci sarà spazio anche per nuove attività commerciali. Senza dimenticare infine una generale riqualificazione della viabilità del quartiere». Il capo cantiere, infine, ha fatto il punto sui tempi dell’operazione: «L’intervento - ha chiarito - dovrebbe concludersi entro un paio d’anni».
Fonte: Il Cittadino

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