Troppi divieti e troppe multe per chi ha a cuore il bene dei nostri fiumi. È questo il reclamo lanciato dall’Associazione pescatori sportivi e subacquei lodigiani in occasione dell’ultima assemblea dei soci, svoltasi sabato scorso. Se al capitolo “numeri” il bilancio 2009 dell’associazione resta positivo (3800 tesserati, 140 gare organizzate, 60mila euro di spesa per i diritti di pesca su 3mila chilometri di corsi d’acqua e altri 30mila per ripopolare i fiumi con oltre 125mila tra lucci, persici, tinche e scardole), i pescatori lamentano infatti come al loro impegno a tutela dell’ambiente fluviale non corrisponda un adeguato “rispetto” da parte delle istituzioni. Il riferimento, in particolare, è alle troppe stanghe che impediscono l’accesso all’Adda e al Canale Muzza, ma anche alle eccessive multe comminate dalle guardie ecologiche del Parco Adda Sud ai pescatori che cercano di aggirare gli “sbarramenti” percorrendo le strade vicinali. Un autentico smacco, secondo l’Apssl, anche alla luce della spesa (8mila euro) e dei chilometri di sponde percorsi dal suo servizio di vigilanza (25mila) per prevenire azioni bracconaggio, inquinamento e moria di pesci. «Divieti e sanzioni sono un deterrente del quale soffre tutto il mondo della pesca - chiosa il presidente dell’associazione, Severino Redolfi -. Noi i canoni annui li paghiamo, bisogna chiarire queste cose». Lunedì pomeriggio, Redolfi ha illustrato le problematiche all’assessore provinciale Matteo Boneschi che, apprezzata la “vocazione ambientalista” dell’Appsl, promette di affrontare al più presto la questione: «Siamo d’accordo che se si vuole valorizzare il fiume questa problematica della difficoltà degli accessi va risolta - conferma -. Sul Po e sull’Adda stiamo già parlando con l’Aipo per la fruibilità delle sponde e delle ciclabili: cercheremo un punto di riequilibrio tra legittima tutela delle aree e interessi della collettività». Silverio Gori, presidente del Parco Adda Sud, replica alle lamentele ridimensionando l’allarme-multe («In tutto il territorio tra Cassano d’Adda a Castelnuovo Bocca d’Adda ne abbiamo fatte solo una trentina») e, sottolineato lo sforzo dell’ente nel tutelare l’ambiente, ricorda come le stanghe spesso siano proprietà dei privati: «Noi abbiamo messo il divieto di entrare con mezzi a motore - spiega Gori -, ma tante sbarre sono i privati a metterle e, comunque, dove ci sono le stanghe di nostra competenza le abbiamo messe per evitare che l’interno diventi una discarica unica: una delle poche che abbiamo lasciate aperte è alle Due Acque, alla cava Mizzi, dove basta fare un giro per vedere i rifiuti che vi vengono depositati. Sulle strade vicinali bisognerebbe vedere caso per caso: qualche errore possiamo anche averlo commesso, ma altre volte no. Soluzioni? A Casaletto Ceredano, per esempio, attraverso una convenzione abbiamo concordato con il comune per la craezione di un apposito parcheggio, con tanto di raccolta rifiuti e controllo auto: un accordo del genere andrebbe fatto anche altrove».Fonte: Il Cittadino
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