venerdì 8 ottobre 2010

San Donato - «Fermate le ruspe all’ex cittadella Eni» - Filippo Poletti scrive al comune e al vertice dell’azienda: «È un esempio di architettura industriale» - Appello di un cittadino contro la demolizione dei laboratori

«Il carroponte della Breda a Sesto San Giovanni è utilizzato come location per eventi artistici, via Fabiani è abbandonata e richiama alla mente le macerie urbane della Grande guerra». Il sandonatese Filippo Poletti non si rassegna a vedere le ruspe impegnate nello smantellamento dell’ex cittadella di laboratori targata Eni, che sorge all’ombra dei palazzi di vetro, in un tratto di territorio al confine con il terminal della metropolitana. Animato dall’intento di fermare la demolizione in corso, ha scritto una lettera all’esecutivo di centrodestra, ai capigruppo consiliari e all’amministratore delegato dell’Eni, Paolo Scaroni. «L’augurio che esprimo - dice - è che anche San Donato Milanese possa valorizzare il suo passato e attuare un quadro di utilizzo strategico delle ex aree industriali dell’Eni, dando vita a un vero e proprio Rinascimento sandonatese e rilanciando la sua immagine come marchio e volano di attrattività». E pensando a quanto ancora si può sottrarre alla disfatta, sottolinea: «Sarebbe un vero e gravissimo sfregio dover registrare l’abbattimento dei capannoni in ferro di via Ramiro Fabiani perché essi rappresentano una pagina dell’architettura industriale del Novecento e testimoniano la ritrovata credibilità internazionale dell’Italia nel secolo scorso. Questi capannoni potrebbero essere impiegati, ad esempio, per molteplici attività sociali e di cooperazione». L’auspicio, spiega, che lo ha mosso a chiedere attenzione alla politica e al vertice del colosso petrolifero, è che San Donato segua l’esempio del comune di Sesto San Giovanni che, proprio per il suo patrimonio di aree ex industriali, si è candidata a diventare patrimonio dell’umanità. Nelle battute conclusive dell’articolata missiva, in cui lancia un appello affinché gli attori principali del territorio, pubblici e privati, non dimentichino gli esempi di storia moderna che appartengono al territorio, ricorda: «San Donato Milanese ha ancora bisogno di sandonatesi innamorati della bellezza della loro città».Fonte: Il Cittadino

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