lunedì 31 ottobre 2011

Boffalora - Ventidue chilometri tra le perle dell’Adda

È stato inaugurato sabato mattina il percorso naturalistico ciclopedonale Pe.dal.Adda che collega Rivolta d’Adda a Boffalora. «Con questa realizzazione vogliamo riavvicinare i cittadini al fiume», ha dichiarato Silverio Gori, presidente del Parco Adda Sud. Il percorso, di 22 chilometri, segue il corso dell’Adda e attraversa diverse aree boscate che si sviluppano lungo il fiume. Un progetto che, costato circa 500 mila euro, è stato realizzato dal Parco Adda Sud grazie al contributo della Regione Lombardia, delle Province di Lodi e Cremona e dei Comuni di Boffalora d’Adda, Comazzo, Merlino, Rivolta d’Adda, Spino d’Adda e Zelo Buon Persico. «Oggi - ha dichiarato il presidente della Provincia di Lodi Pietro Foroni - tagliamo il primo traguardo in attesa che il percorso naturalistico arrivi fino a Lodi». Sono già iniziati i lavori, a carico del comune di Lodi, per la realizzazione di una pista ciclabile che colleghi la città alla colonia Caccialanza, mentre la Provincia ha recentemente approvato un nuovo progetto che permetterà di ultimare per la prossima primavera l’ultimo tratto, dalla Caccialanza a Boffalora d’Adda. Manca, invece, un chilometro e mezzo per arrivare alle piste ciclabili che portano alla città di Lecco. Per raggiungerla, prosegue la collaborazione con il Parco Adda Nord, il cui presidente Agostino Agostinelli si è detto molto soddisfatto del percorso inaugurato. Dopo la benedizione del percorso da parte del parroco di Merlino don Luciano Rapelli, è spettato all’assessore provinciale alla viabilità Nancy Capezzera il compito di tagliare il nastro presso il Ponte Vecchio di Rivolta. Sono intervenuti all’inagurazione anche il consigliere regionale Fabrizio Santantonio, l’assessore provinciale di Cremona Giovanni Leoni e l’assessore all’ambiente di Rivolta Elisabetta Nava. Con loro anche i sindaci: Fabio Maria Calvi di Rivolta, Giovanni Fazzi di Merlino, Italo Vicardi di Comazzo, Livio Bossi di Boffalora, Paolo della Maggiore di Zelo e Paolo Riccaboni di Spino.Fonte: Il Cittadino
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