Il consiglio comunale di San Donato si trasforma in curva da stadio per
l’approvazione del Piano di governo del territorio, arrivata dopo
quattro convocazioni a raffica: mercoledi, giovedi, venerdi e d’urgenza
domenica mattina. Nove ore in aula ieri, fino al voto che consegna al
passato il piano regolatore sostituito dal nuovo strumento.
Lo votano 11
del Pdl compreso il sindaco, 3 del gruppo La città domani con Dompè
sindaco, uno del misto e l’“outsider” Giacinto Calculli dei Moderati di
centro. Contro le minoranze, 9 in aula dopo l’estenuante maratona,
mentre la Lega non partecipa. Un assente giustificato nel Pdl (Cafaro) e
un astenuto (Lusetti). Ma l’occhio dei presenti non è stato certo
inchiodato al display con i numeri.Ben altro ha attirato l’attenzione
sin dall’inizio dell’insolita seduta festiva. Urla, contestazioni,
striscioni; alla fine l’intervento di polizia locale e carabinieri. È
stato necessario per tenere a bada la bollente messinscena che ha preso
forma: inattesa ma fino a un certo punto. Militanti leghisti appoggiati
da cittadini di Poasco e no prima aspettano fuori dal portone comunale,
poi si scatenano. Urlano «dittatura, dittatura!» ai banchi di giunta,
«vergogna», inalberando cartelli e fogli con scritto «Giù le mani da
Poasco». I due consiglieri Luigi Ghilardi e Marco Vigorelli, con
l’assessore alla sicurezza Simona Gargani, nemmeno provano a sedersi
palesando l’evidente dato politico che, se in due giorni andava trovata
la “quadra” col Carroccio, soprattutto sulla questione piani edilizi a
Poasco, quadra non è stata trovata (anche se poi su Poasco passerà, in
mezzo a minori clamori, un emendamento importante). C’è pure il mistero
se i bossiani abbiano chiesto o no un consiglio unicamente per discutere
la sfiducia al primo cittadino.Il sindaco Dompè assiste impassibile al
suo posto, mentre il presidente Luca Compagnone tenta di far partire i
lavori. Esperimento difficile, interrotto almeno tre volte dai boati in
platea, che rendono necessario rafforzare i vigili con tre carabinieri.
Si riesce ad avviare i motori. «Ecco come si finisce a non considerare
quaranta osservazioni di cittadini, tutte dichiarate incongruenti col
Pgt», riassume per tutti Gabriella Achilli.Poi parla Dompè: «La
maggioranza c’è e lo vedrete dal voto. La Lega? È già fuori
dall’esecutivo». Emilio Beatrice, capogruppo Pdl, indica la «coda di
paglia» dei lumbard: «Perchè non vengono qui al loro posto a spiegarci
il loro disaccordo, anzichè fare show come questi? Il Pdl, dal canto
suo, è compatto. Se la Lega riceve ordini da Roma sull’alzare il prezzo,
non è affar nostro». Ghilardi torna a sedersi e sbotta: «Lo volete
capire che siete contro i cittadini, non la Lega?».Un po’ sbollito il
clima si passa ad un “concilio” che si chiude alle 18 circa. Si verifica
però una convergenza non insignificante: un emendamento di Rifondazione
Comunista, che proroga la norma di salvaguardia dell’attività agricola
del vecchio Prg per l’area della cascina Ronco, ottiene 29 favorevoli e
nessun contrario. Alla fine le mani alzate danno l’ok. Risultato in
cassaforte, maggioranza a brandelli.Fonte: Il Cittadino