Cerro al Lambro, con le due “polveriere” ecologiche dell’ ex chimica
Saronio a Riozzo e della Gazzera a sud, entra nella lista nera dei 44
siti italiani dove (forse) davvero si muore di più per colpa dei veleni
industriali del passato. Forse: manca ancora la “pistola fumante”.
Ma i
sospetti che dove c’è una discarica della vecchia Italia inquinatrice
aumentino tumori, malattie respiratorie e malformazioni congenite
accumulano studi su studi. Ultima indagine il progetto “Sentieri”,
presentato pochi giorni fa a Roma al Congresso annuale dell’associazione
italiana di epidemiologia. Cioè al massimo livello, e il livello
massimo chiama in causa un crocevia tra Lodigiano e Sudmilano. Cerro al
Lambro, con la chimica a nord e la Gazzera verso Mairano, a detta di
questa indagine durata ben cinque anni e sostenuta dall’Istituto
superiore della sanità, starebbe accanto a Porto Marghera, al
petrolchimico di Gela, a Piombino, a Genova Cogoleto e ad altri nomi
sinistri nella graduatoria dei luoghi dove sono state riscontrate
“anomalie” rispetto alla media del tasso regionale di mortalità. Il dato
cruciale evidenziato dalla fotografia dei “Sin” - i siti industriali
bonificati o in via di bonifica di interesse nazionale- sta in questo:
ci sono 1200 decessi in più ogni anno (il numero è complessivo, su tutti
i 44 siti) rispetto alla curva attesa. Il tasso di mortalità per tutte
le cause possibili risulta superiore alla media italiana in 27 Sin per
gli uomini e in 24 per le donne; il tasso di mortalità strettamente
tumorale sarebbe oltre la media regionale in 28 siti per gli uomini e in
24 per le donne. Infine, in tutti i 44 “Sin” - Cerro compreso - i
ricercatori del progetto “Sentieri”, che è appoggiato dal Centro europeo
per la salute e l’ambiente dell’Oms, l’Organizzazione mondiale della
sanità, hanno riscontrato uno scostamento di 10mila decessi per tutte le
cause, e 4mila per le sole neoplasie rispetto ai riferimenti regionali
attesi in un arco di tempo superiore all’anno. La notizia non è di
quelle che inducono all’ottimismo, ma vanno fatte alcune precisazioni.
Intanto, per “sito di riferimento” si intende un territorio più ampio
rispetto al comune strettamente considerato. In secondo luogo, lo hanno
evidenziato gli stessi estensori del rapporto, «le anomalie più evidenti
in termini di decessi si constatano in prossimità delle località ex
industriali o industriali del Sud». Terzo concetto, come tutte le
ricerche che fanno riferimento a una media - il tasso di mortalità
regionale - occorre chiedersi con attenzione come la media sia definita.
Infine, resta la distinzione fra “probabilità” e “causalità” del nesso
contaminazione ambientale-anomalie: «Sarebbe fuorviante e
scientificamente poco valido affermare che ogni incremento della
mortalità osservato possa essere attribuito all’inquinamento in uno
specifico sito», hanno specificato i ricercatori.Fonte: Il Cittadino