Depuratori nel Sudmilano: come stanno le cose? La domanda è d'obbligo
dopo il blitz della polizia Forestale di Lodi all'impianto gestito da
Sal. Ma la risposta non è per nulla facile. Nelle ore immediatamente a
ridosso il sequestro giudiziario al Costino, qualcuno ha annunciato che
anche il tratto milanese del Lambro Sud non è messo benissimo come
conformità degli impianti. Nulla a che vedere qui con funzionari della
Procura e agenti della Forestale ai cancelli, ma sanzioni dell'Unione
europea, quelle sì eccome. Stanno arrivando. A tirare il sasso nello
stagno (o nel depuratore) è Legambiente Lombardia, la quale ha indicato i
depuratori “di agglomerato” di San Giuliano Ovest e San Giuliano Est
con Mediglia, Melegnano con Vizzolo Predabissi, San Colombano al Lambro
insieme a Borghetto Lodigiano e Graffignana quali strutture in procinto
di essere multate dalla Commissione europea a norma di controlli avviati
fra 2007 e 2008. L'associazione ambientalista ha anche fornito le
motivazioni dello scostamento dai parametri legali: a San
Giuliano/Mediglia allacciamento incompleto; a Melegnano/Vizzolo
Predabissi incompleto allacciamento; a San Colombano e comuni limitrofi
incompleta rete di depurazione. Nella sola Lombardia ci sarebbero 491
comuni allacciati a linee di depurazione inadeguate, parziali,
deficitarie in vari modi rispetto a quello che è il parametro guida
oggi, la procedura 2034 del 2009. Dire 491 in lista nera è quasi un
comune su due; il che dà l'idea dell'estremo tecnicismo della materia.
Nei giorni successivi la sede milanese di Legambiente ha fornito alcuni
chiarimenti. «A noi risulta che esistano quindici “agglomerati” in
Provincia di Milano, cioè depuratori a scavalco di più comuni - ha
specificato la sigla ecologista - tuttora in situazione di infrazione
rispetto alla Ue. Anche dopo la compilazione di una lista ristretta sui
490 centri preselezionati». «Dire che un impianto non è conforme
significa molte cose - è l'ulteriore distinguo Legambiente -: a volte i
motivi possono essere semplicemente burocratici; in altri frangenti è
veramente questione di "tubi" che non ci sono». Dura capirci qualcosa.
Nel sud-est milanese e nell'enclave banina i depuratori sono tutti
proprietà delle società pubbliche Tasm, Cap, Ianomi e Tam. Amiacque è
invece in genere il “conduttore” delle linee di trattamento. Dunque
Achille Taverniti, presidente Tasm, può essere la persona in grado di
mettere qualche paletto. «Questa questione della non conformità degli
impianti sta dentro un problema gigantesco - enuncia Taverniti -, cioè
il reperimento di 60 miliardi di euro per fare massicci investimenti su
tutta la rete nazionale del trattamento acque reflue. Secondo problema
nel problema, in caso di sanzione Ue chi paga? Noi che siamo i
proprietari, la regione che deve controllarci, i comuni che sono nostri
soci? Anche questo è un terreno di disputa di antica data. I controlli
sui parametri delle acque li fa l'Arpa tre o quattro volte all'anno e
Amiacque direi tutti i giorni. Vorrei essere chiaro anche sul fatto che
nel Sudmilano non si trattano rifiuti speciali come a Lodi, tranne in
piccola parte a San Giuliano Ovest. In questi giorni abbiamo fatto la
gara d'appalto da 22 milioni per potenziare l'impianto di Assago; quella
sì, ma di supermulte a Melegnano o San Giuliano non ho evidenza».Fonte: Il Cittadino