Il Centro sportivo di Metanopoli ieri mattina ha riaperto, la gente è
tornata a tuffarsi in vasca o a fare pattinaggio. Dopo 24 ore convulse
la linea diretta palazzo comunale-Metanopoli si è riattivata, sbloccata
dal voto consiliare di mercoledì. Il cartello esterno che annunciava lo
stop è stato tolto, riaperte le biglietterie. Insomma ripristinata una
normalità che a quanto pare dovrebbe permanere fino al 31 dicembre,
mentre nel frattempo ci si porterà avanti con il bando di gara per il
gestore definitivo dopo il regime provvisorio durato 24 mesi di Acs,
Azienda comunale di servizi.Netto il commento del sindaco Mario Dompè
dopo i due giorni di passione: «L’episodio ha segnato un’altra
“caporetto” dell’opposizione, che ha messo in difficoltà la città
sapendo benissimo che un giorno dopo si sarebbe risolto tutto. Ma devono
tenere alta la loro strumentalizzazione politica».Martedì scorso, nella
prima delle due convocazioni consecutive di un’assemblea urgente dove
figurava in capo a tutto la concessione di altri undici mesi di gestione
all’azienda multiservizi, la maggioranza di centrodestra è andata
sotto. Troppi gli assenti (decisiva la fuoriuscita delle minoranze): la
sera dopo, sotto la neve, tutti di nuovo in aula, stavolta per il via
libera. Secondo il sindaco «è proprio l’inutilità dell’atteggiamento
delle opposizioni a manifestare il carattere sterile e preelettorale del
loro comportamento. Quello di martedì infatti non era un bilancio, una
cosa su cui una giunta cade o sta: era un atto che il giorno dopo
sarebbe stato superato. Ma loro hanno sacrificato il bene comune dei
cittadini a un obiettivo di propaganda. La gente se ne è accorta, e
infatti ne ho incontrata tanta ieri che mi ha detto: “Dovevano votare,
anche contro, ma rimanere”».Le minoranze, però, già mercoledì hanno
additato una certa paradossalità di questa logica per cui le regole, la
“cornice” del voto, dovrebbe essere chi siede all’opposizione a
garantirle. Qui il sindaco ammette «di avere una fronda interna non da
martedì sera, ma dal primo giorno di mandato. Però la maggioranza c’è, e
infatti sugli atti cardine tipo il Pgt non è mai caduta». Dompè vede
opposizioni anche «incapaci di capire i conti, visto che con 1,5 milioni
dal Sesto Uffici, un altro mezzo milione da Eni in scontistica e
800mila di finanziamento pubblico il Centro si può rilanciare, nel
quadro attuale delle finanze dell’ente locale. Certo, quelle che aveva
undici anni fa la giunta Achilli erano ben altre, ma sappiamo i quindici
miliardi come siano stati spesi». Per quanto riguarda infine l’aumento
del canone di utilizzo impianti alle società, «venti associazioni su 25
sanno che i tempi sono difficili e vogliono collaborare».Nell’arco di
chi ha rotto da tempo con la maggioranza, i due consiglieri del
Carroccio Luigi Ghilardi e Mario Vigorelli sono stati fuori aula ambedue
le serate, la seconda a casa “assenti giustificati”. Ghilardi introduce
un nuovo elemento nella ricca diatriba politica: «Ma questo affido per
un altro anno della gestione ad Acs è regolare - si chiede -? Noi non
siamo completamente sicuri che qui non possa spuntare un ricorso al Tar.
Non vorremmo fosse l’ennesima bega legale pagata dalla città». Nel
tortuoso sentiero del parco ex Snam, i leghisti dividono con chiarezza
fra una “fase 1”, la risoluzione del contratto con Gism, «che abbiamo
condiviso», e una “fase 2”, le proroghe su proroghe ad Acs, «che ci ha
fatto perdere tempo e poco più».Il centrosinistra si è ampiamente
espresso, non certo con elogi, sia in aula che fuori. Gabriella Achilli,
ex sindaco, torna a far riflettere tutti sul fatto che «nel 2007 Gism
il project financing per il parco Snam l’aveva eccome ed era l’unica
partecipante al bando; ma Dompè, in sella da poco, non ne volle sapere.
Volle riscrivere tutto».Resta da annotare l’uscita di Marco Menichetti
(Verdi), mercoledì sera in consiglio, il quale in esplicita veste
elettorale ha chiesto al centrodestra di «cambiare candidato sindaco per
il voto distante tre mesi». Su questo Dompè fa capire qualcosa: «Se non
c’è qualcuno che governa la continuità di un decennio, un comune oggi
chiude, non regge i bilanci».Fonte: Il Cittadino