venerdì 20 giugno 2008


Tossicodipendenti e alcolisti bussano in gran numero alle porte dei centri: «La situazione è gravissima, ci sono anche minori».È boom di richieste nelle strutture di recupero di don Pezzoli.


Boom di richieste per le comunità di recupero dei tossicodipendenti: per entrare in quelle di don Chino Pezzoli, c’è la lista di attesa. È la prima volta che esiste un elenco di persone in attesa di inserimento. «La liberalizzazione - spiega don Mario Sozzi, braccio destro di don Pezzoli -, frutto della riforma varata a ottobre, che consente la possibilità agli utenti di scegliere la comunità per il proprio percorso di cura, ha portato ad un’affluenza mai vista. Se quindi in un recente passato si diceva che le comunità non servivano più, l’incremento di ingressi è la dimostrazione che questa è l’unica strada per coloro che vogliono disintossicarsi. La situazione è grave. Ci sono dei giovanissimi, alcuni minori, ma abbiamo anche dei sessantenni con un lungo trascorso di dipendenze alle spalle, che non stanno bene, hanno bisogno di cure. È in via di realizzazione una nuova struttura all’avanguardia a Milano, che metteremo a disposizione di questa fascia di adulti». Intanto, dal quartier generale di San Giuliano, prosegue l’impegno teso a dare risposta alle diversificate esigenze che si alzano da una società dove la droga rappresenta una piaga che non ha ceto sociale e nemmeno età. A Villanterio è stato recentemente inaugurato un centro per mamme con bambini, dove dieci donne hanno trovato la possibilità di affrontare un percorso di reinserimento tenendosi vicino il proprio piccolo. «In totale - ricorda don Sozzi -, abbiamo circa 500 ragazzi distribuiti tra comunità, case famiglia e altre strutture tese ad accompagnare ciascuno verso la disintossicazione e poi il reinserimento sociale. Ogni mese al centro di ascolto riceviamo una trentina di ragazzi e purtroppo non abbiamo più posti per dare accoglienza a tutti. Tanto che c’è già una lista di attesa con una decina di nominativi, a cui, se le richieste continuano, se ne aggiungeranno altri». L’attività è frenetica e il lavoro di don Pezzoli e don Sozzi è ancora una volta costantemente teso ad andare incontro ad una necessità crescente di quei servizi che vanno oltre la semplice disintossicazione. «Si è abbassata l’età e al tempo stesso si è anche prolungata - viene fatto presente -, ad esempio ci sono persone che fanno uso da anni di metadone, altre che sono passate all’alcol, altre ancora che cercano un lavoro, ma non stanno bene, sono ex tossicodipendenti, quindi occasioni non ne hanno, e finiscono nell’emarginazione». Hanno alle spalle storie diverse, ma sono accomunati dalla necessità di trovare un ambiente in cui inserirsi. «Questa è la comunità - conclude don Sozzi -, il solo modo per essere veramente vicini al disagio, dando ai tossicodipendenti la possibilità di stare insieme ad altre persone, di trovarsi in un ambiente protetto, di tenersi occupati, di sentirsi motivati e di guardare avanti»
fonte: Il Cittadino

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