La Lombardia e i suoi splendidi parchi, talvolta ancora sconosciuti: per
diffondere l’educazione all’ambiente è stato dato il via, ieri mattina a
Rocca Brivio, a un seminario organizzato dalla provincia di Milano,
dalla Regione, dal Parco Agricolo Adda Sud, da Area Parchi e
dall’Ufficio Scolastico regionale. Due giorni per confrontarsi
sull’educazione all’ambiente partendo proprio dalla collaborazione tra i
parchi regionali e le scuole.«È una cosa nuova che offre spunti
interessanti - ha commentato Vittorio Midoro, ricercatore del Cnr e
moderatore degli incontri del workshop -. Qui sono riuniti i
rappresentanti di parchi e scuole, operatori che quotidianamente
lavorano nel settore». Partendo dall’esperienza di chi ha tramutato la
teoria in pratica, secondo Midoro emergono progetti veramente validi,
nascono un confronto diretto e la possibilità di esportare idee al di
fuori del proprio ambiente.Il punto di partenza dei numerosi
partecipanti a questo seminario, infatti, è l’analisi di ciò che già è
attivo sul fronte dell’educazione ambientale: dal Parco Adda Nord a
quello del Ticino, dalla Val Grigna ai colli bergamaschi, tutti hanno
presentato dei cartelloni e illustrato le proprie proposte e i risultati
ottenuti.Pasquale Maria Cioffi, dirigente del Settore Parco Agricolo
Sud Milano, ha addirittura sottolineato le potenzialità di questo
convegno nell’ottica di Expo 2015. «In una situazione così difficile,
abbiamo bisogno di proposte, senza pensare immediatamente a come
finanziarle - ha detto Cioffi -. Attraverso l’Expo possono nascere
intese con partner internazionali».Milano, secondo Cioffi, è già ricca
di attrattiva grazie alle sue molteplici espressioni di eccellenza, ma
dopo il 2015 dovrà diventare anche un punto di riferimento per ambiente,
agricoltura e sostenibilità. Anche Antonella Songia, che è intervenuta
facendo le veci dell’assessore regionale all’ambiente Leonardo
Salvemini, ha sottolineato l’importanza della collaborazione con la
scuola: «Lavoriamo insieme da sempre, ma questi due giorni ci aiuteranno
a creare un quadro d’insieme».La novità dell’evento, secondo gli
organizzatori, sta nel partire dal basso, dall’esperienza vissuta: «Non
sono due giorni di lezione, non ci saranno relazioni di esperti, ma i
veri attori protagonisti sarete voi» ha detto uno dei promotori del
lavoro, Eugenio Crenca del Parco Agricolo Sud Milano, prima di dare
avvio ai lavori.Fonte: Il Cittadino
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giovedì 8 novembre 2012
San Giuliano - Parte da Rocca Brivio la campagna per far conoscere i parchi lombardi
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giovedì 17 maggio 2012
San Giuliano - Vandalismi e bivacchi, i residenti chiedono più decoro per il verde
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giovedì 3 febbraio 2011
Taglio “selvaggio” di piante: episodi a Spino e Secugnago, ma non c’è ancora allarme - Parco Adda Sud e Wwf sorvegliano il territorio
Nessun allarme in provincia per il taglio “selvaggio” di piante e alberi. Anche se il fenomeno esiste e viene tenuto sotto controllo dagli “addetti ai lavori”. Gli ultimi episodi sono stati segnalati alcune settimane fa a Spino d’Adda, all’interno del Parco Adda Sud, e lungo una roggia a Secugnago, vicino alla via Emilia. Proprio qui, anche negli ultimi giorni, automobilisti hanno visto strani personaggi portare via legna e rami caduti a terra.«Le nostre guardie sono fuori tutti i giorni con due pattuglie, il territorio, anche se vasto, è controllato e se ci fosse qualcosa lo verremmo a sapere - spiega Silverio Gori, presidente del Parco -. Ultimamente abbiamo ricevuto una sola segnalazione, a Spino, dove in un terreno erano stati tagliati tre platani: per quel caso abbiamo già fatto denuncia ai carabinieri. Poi c’è qualcuno che raccoglie la legna secca, magari lungo il corso dei fiumi, ma in genere si tratta di persone autorizzate».In città qualcuno ha notato tagli sospetti di recente alle spalle della Martinetta, a lato della strada che porta verso il Belgiardino. Ma anche in quel caso i proprietari avevano l’autorizzazione. «Stanno tagliando dei vecchi pioppi per fare pulizia - aggiunge Gori -. Bisogna chiarire che non è detto che nei boschi non si possa mai tagliare; certo, va fatto con buon senso e solo quando necessario, ma anche lì si possono tagliare alberi».La polizia provinciale invece non ha ricevuto nessuna segnalazione di reati simili, mentre i responsabili locali del Wwf hanno avuto notizia di piante tagliate lungo una roggia a Secugnago. «È successo un mesetto fa - spiega Loredana Migliore, responsabile provinciale dell’associazione ambientalista -, abbiamo ricevuto delle segnalazioni e così siamo andati a vedere. In effetti erano state tagliate un po’ di piante vicino a una roggia. Sono reati che mi fanno rabbrividire, spero che non si ripetano più, anche perché gli alberi sono preziosissimi alleati e rappresentato una importante risorsa per una migliore qualità della vita. Sono dei “polmoni verdi” che liberano ossigeno nell’aria circostante. Non a caso il 2011 sarà l’anno internazionale delle foreste, e domenica prossima 6 febbraio il Wwf festeggia la giornata mondiale delle zone umide, con 15 Oasi aperte». Fonte: Il Cittadino
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lunedì 13 dicembre 2010
Pronti 3600 alberelli: ma sopravviveranno? - In distribuzione dal Parco Adda Sud
Ogni anno la storia si ripete. Anche questa volta è vero boom di nuovi alberi per il Parco Adda Sud. E anche quest’anno il numero delle essenze richieste per il “Progetto Filari” supera quota 3.600. In totale sono state spedite al Parco 57 richieste, di cui 36 da privati (scuole, famiglie e associazioni) e 21 da amministrazioni comunali, sia dentro il territorio del Parco che da zone limitrofe. Ed è iniziata la consegna con ottimo successo.Dagli anni Novanta a oggi sono state 60 mila le piante distribuite grazie al Parco Adda Sud, che offre anche consigli su come interrarle e gestirle. Il problema è che di quelle 60mila pianticelle se ne è sopravvissuto un terzo c’è da ritenersi fortunati. Infatti molto spesso gli alberelli non vengono curati a dovere nei primi anni di vita, e muoiono uccisi dalla siccità. Una problematica, questa, nella quale è incorso alcuni anni fa lo stesso Parco, quando piantumò con giovani essenze una grande area di sua proprietà, situata presso l’Adda Morta di Soltarcio, e poi non la irrigò a dovere. Risultato: tutti morti.«Gli alberi distibuiti in questi giorni – spiegano i tecnici dell’ente di tutela ambientale – servono anche a ripristinare i corridoi verdi di collegamento fra i boschi che si snodano lungo l’Adda. Solo considerando il percorso del fiume si tratta di oltre 70 chilometri di verde per ogni lato dell’alveo». «Gli alberi servono a garantire l’equilibrio naturale delle specie animali e insetti che possono spostarsi sul territorio senza fare lunghe traversate allo scoperto», spiega Riccardo Groppali, direttore del Parco. Su 24 mila ettari protetti, il 5,5 per cento è costituito da boschi. «Il nostro territorio non è a naturale prevalenza di boschi ed è per questo che la tutela del patrimonio arboreo risulta ancora più importante - aggiunge il presidente del Parco, Silverio Gori – Le richieste che ci sono arrivate sono un ottimo segnale dell’attenzione che la gente e le amministrazioni comunali hanno verso l’ambiente e il patrimonio verde. Ogni anno che passa troviamo sempre maggiori adesioni all’iniziativa e i nostri tecnici sono a disposizioni per consigli e suggerimenti su come usare al meglio le essenze, magari inserendole anche in giardini pubblici o lungo le piste ciclabili».L’auspicio è che chi con entusiasmo si è portato a casa gli alberelli dimostri lo stesso anche per l’irrigazione e la cura delle pianticelle negli anni futuri.
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giovedì 10 giugno 2010
Melegnano - Idea verde per la Tem: «Confini più estesi per il Parco Adda Sud» - Proposta ai comuni dell’Alto Lodigiano
Ricetta ambientalista per ridurre al minimo gli effetti della Tem: «Tutti i comuni nord lodigiani nel Parco Adda Sud per evitare “tentazioni” urbanistiche collegate alla tangenziale. I Parchi di interesse sovracomunale, inoltre, non vanno bene se non sono veramente connessi agli abitati urbani». Ampliare il Parco Adda Sud a quei comuni del Nord Lodigiano che ancora ne sono fuori per fare «bastione verde» alla Tem , la tangenziale est esterna di Milano. E per evitare la tentazione del «si costruisca» una volta fatta l’autostrada. È una delle proposte uscite dal forum che ambientalisti di tutta l’area coinvolta dalla “rivoluzione Tem” hanno tenuto lunedì a Melzo. Obiettivo: condurre il progetto della nuova tangenziale di Milano all’equilibrio migliore fra cemento e natura. Associazioni e comitati hanno scelto Melzo come quartier generale per fare il punto della situazione. La Tem si farà, e il 2011 dovrebbe portarla in senso fisico con i primi cantieri. I soggetti che da sempre si sono opposti al progetto, giudicandolo non al servizio del territorio, non pensano più a fermarla (anche se il Tar ha sulle scrivanie parecchi ricorsi, ndr), ma a migliorarla. E soprattutto a scongiurare l’equazione: autostrada uguale terreno sacrificato. «C’è spazio per lavorare sul progetto definitivo - dice Pietro Mezzi, leader dell’ambientalismo sudmilanese - beninteso se si va tutti nella stessa direzione. I comuni che hanno firmato l’accordo di programma con la Regione devono garantire il suo rispetto. Devono relazionare ai cittadini se e come l’accordo è applicato». Il forum ambientalista ha chiesto un faccia a faccia in tempi rapidi con quei comuni del Sudmilano (Paullo, Melegnano e altri) che circa tre anni fa misero in strada il laborioso - ma alla fine vincente - accordo di programma che consentì di mandare in porto la tangenziale in cambio di opere compensative. Ma lunedì a Melzo sono uscite anche ipotesi concrete. «Ci stanno a cuore due cose - riprende Mezzi - in primo luogo un ragionamento sul Parco Adda Sud che inglobi le amministrazioni nord lodigiane extraparco nei suoi confini, rendendo più rigidi i vincoli sulle aree non urbanizzate. Secondariamente il discorso sui Plis, i Parchi di interesse sovracomunale compresi fra le opere di mitigazione dell’infrastruttura. I Plis vanno aumentati di numero, anche a nord di Gorgonzola come appendice del Parco Sud. Quelli invece individuati attorno all’autostrada ci vanno bene se però sono realmente fruibili dai cittadini. A Vizzolo Predabissi ad esempio viene individuata una fascia boscata in prossimità dell’ex discarica: ma come ci si arriva, se mancano le piste ciclabili?». Fonte: Il Cittadino
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sabato 19 dicembre 2009
«I fertilizzanti uccideranno i fontanili» - Le condizioni ambientali non favoriscono la vita della fauna: si trovano ancora specie rare ma la loro sorte è segnata - Grido d’allarme del direttore del Parco: «L’acqua è contaminata»
Canto del cigno per i fontanili. Il grido d’allarme viene dal Parco Adda sud e dal suo direttore Riccardo Groppali.
I fertilizzanti usati in grandi quantità dagli agricoltori stanno distruggendo l’habitat della fauna locale. Le guardie ecologiche volontarie hanno passato al setaccio le acque dell’area protetta. Nell’area del Sudmilano sono emerse ancora alcune specie rare come il ghiozzetto striato e il gambero di pianura, ma si tratta di pochissimi esemplari, ormai destinati a scomparire. «Le guardie, durante la loro attività ordinaria - spiega il direttore dell’Adda sud - hanno rinvenuto l’unico esemplare rimasto del gambero di acqua dolce. Quello rosso della Louisiana, infatti, si sta diffondendo a macchia d’olio, soppiantando il suo compagno autoctono». Le condizioni dell’acqua sono pessime e la fauna non sopravvive. «L’acqua di falda superficiale è in pessimo stato - aggiunge Groppali -. È piena di fertilizzanti distribuiti in eccesso nei terreni. A valle, invece, lungo l’asta del fiume, finiscono scarichi più o meno buoni non controllati. Stiamo assistendo al canto del cigno per le poche specie che sono finora riuscite a sopravvivere a un inquinamento così importante della rete idrica. Abbiamo fatto una ricerca con gli studenti dell’università di Pavia sugli insetti di acqua ferma. Abbiamo potuto constatare come stiano letteralmente scomparendo numerose specie, con una rapidità notevole. Prima o poi qualcosa di gramo capiterà anche all’essere umano. Non sto scherzando. La storia delle api e della loro scomparsa ce lo insegna. Il problema però è che rimedi, all’orizzonte, non si vedono. Anzi, con l’emergenza diabrotica sulle coltivazioni di mais, i trattamenti chimici nei campi sono ripresi alla grande».Il problema, secondo Groppali, è che l’acqua che sgorga dal fontanile s’inquina prima di arrivare al fiume. «Il fontanile che riceve acqua contaminata dalla falda - precisa il docente - poi scorre verso il fiume, ma i pesci non ci arrivano. Il percorso inquinato li blocca a metà. Si trovano intrappolati in una specie di tunnel e finiscono lì i loro giorni». L’unico rimedio possibile, che però non è risolutivo, è di riaprire i fontanili esistenti (all’interno del Parco arrivano fino a Lodi dove sono tutti chiusi), pulirli e consentire il flusso continuo dell’acqua. «Abbiamo fatto diversi interventi di questo tipo - dice Groppali -; al Mortone abbiamo messo anche dei tubi per far sgorgare l’acqua, ma il problema poi resta quello della contaminazione a valle». Fonte: Il Cittadino
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martedì 1 dicembre 2009
Maleo - I guardiani del fiume tornano a Maleo - Accordo fra comune e Parco Adda Sud per il ripristino dei pioppi cipressini abbattuti in viale Trecchi.
Gli storici “guardiani del fiume” tornano a vegliare su Maleo. Il Parco Adda Sud salva i pioppi cipressini che dai primi del Novecento vigilano sul passaggio che costeggia la parte bassa dell’area di Villa Trecchi, raggiungendo le sponde del fiume Adda. Proprio in questi giorni infatti si sta provvedendo al ripristino di quei filari minati soltanto un anno fa dal tempo e dalle malattie che avevano danneggiato ben due terzi degli oltre 100 esemplari presenti lungo viale Trecchi, costringendo il corpo forestale dello Stato, comune di Maleo e prefettura ad un’azione congiunta di abbattimento degli alberi compromessi. In tutto, sessanta pioppi cipressini, che rischiavano di schiantarsi al suolo in un’area attraversata assiduamente da pedoni e ciclisti. Finalizzato alla sicurezza, il provvedimento ha tutelato anche ambiente e tradizione. Per questo l’impegno immediato del Parco Adda Sud è stata la piantumazione di altri 72 pioppi cipressini, giovani, robusti, e alti circa 6 metri per 5 anni d’età, che, proprio nei prossimi giorni, torneranno a costeggiare lo storico filare di viale Trecchi. Entro metà dicembre però, le autorità competenti provvederanno ad un primo controllo delle nuove piante, per verificarne lo stato dell’attecchimento. Per i prossimi due anni inoltre l’intero filare sarà monitorato, per controllare che le piante abbiano attecchito e reagito alla nuova sistemazione nel modo migliore. «Quello che stiamo realizzando a Maleo rappresenta un ottimo esempio di tutela ambientale e di collaborazione fra enti locali - spiega Silverio Gori, presidente del Parco Adda - finalizzato a garantire la protezione della natura e, al tempo stesso, la necessaria sicurezza dei cittadini, in un punto di particolare pregio riconosciuto anche dalla Sovrintendenza ai beni ambientali».Fonte: Il Cittadino
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venerdì 17 luglio 2009
Dal recupero delle cascine il volto nuovo di Comazzo
Comazzo, come tanti altri borghi lodigiani e milanesi già fuori la prima cerchia periferica della metropoli (siamo a 25 chilometri dal Duomo), “emerge” da una storia completamente verde. Il passato, andando indietro nemmeno di troppi anni, si identifica sempre di più con con le parole agricoltura e allevamento. In realtà l’agricoltura, nel vasto territorio comunale che segue le prime anse del Parco Adda Sud, esiste ancora eccome, visto che sono ben dodici gli imprenditori (anche zootecnici) in piena attività fra Comazzo, Lavagna, Bocchi e frazioni minori. Le testimonianze del lavoro sviluppatosi attorno ai campi, alle cascine e alle stalle, tuttavia anche a Comazzo e Lavagna stanno lasciando i centri storici per ricollocarsi in zone che per molto tempo non saranno raggiunte da alcuna urbanizzazione. Il processo di ricollocazione delle aziende agricole in contesti più adatti, in atto in tutta la Bassa padana, libera spazi per operazioni di recupero urbanistico che in alcuni casi hanno l’effetto di cambiare davvero la “cartolina” del paese, il suo biglietto da visita immediato. Comazzo e Lavagna dal ‘99 ad oggi, nello spazio di un decennio, sono state nelle posizioni di vertice dei comuni lodigiani con il tasso di crescita all’anagrafe più veloce. I residenti dei due abitati si aggiravano attorno ai 1200-1300 dieci anni fa, e oggi marciano oltre quota 2100 cittadini. In questo scenario la possibilità di intervenire architettonicamente sulle ex cascine rappresenta una risorsa fondamentale sia per limitare il consumo di suolo, sia per ottenere risultati esteticamente in grado di dare una nuova immagine dell’abitato. «In un arco di tempo che non è quello del futuro immediato, nel senso dei mesi, ma plausibilmente del periodo 2010/11 - spiega dunque il sindaco Vicardi - nel capoluogo e nella frazione sono previste due vaste operazioni di questo tipo. A Comazzo, già con il prossimo settembre, avremo il trasferimento completo dell’azienda agricola Valsecchi dalla zona via Cavour-via palazzo Pertusati. L’area dell’azienda Valsecchi è di fatto il centro del paese: con la sua riconversione quindi non è esagerato dire che Comazzo offrirà un centro differente, tra palazzo Pertusati restaurato e la corte antistante a completare l’insieme. Nell’area ex cascina saranno realizzate case per un numero di abitanti ancora da stabilire, e sarà conservata la casa padronale vincolata dalla Sovrintendenza ai beni artistici. Il piano di intervento ex Valsecchi consentirà anche di rispondere a due temi sentiti a Comazzo: i parcheggi, che sono davvero pochi e verranno ampliati con la lottizzazione, e l’inserimento di alcune aree verdi. A Lavagna invece si ragiona sulla riconversione dell’azienda a fianco dell’ex monastero delle suore Sacramentine. Anche a Lavagna l’intervento sulle corti agricole cambierà l’organizzazione del paese. Intanto Lavagna avrà una piazza, più grande dell’unico slargo oggi esistente di fronte alla chiesa di San Bassiano. In secondo luogo via Amendola sarà prolungata e diventerà bretella di aggiramento del centro abitato, a quel punto caratterizzato dal traffico locale».Fonte: Il Cittadino
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mercoledì 25 marzo 2009
Paullo - Sulle due ruote da Lodi a Milano attraverso l’antico lago Gerundo
In bicicletta tra Lodi e Milano, in una bella giornata di primavera. Come quella che ha visto arrivare, sabato scorso alla Casa dell’acqua di Paullo, numerosi gitanti per la presentazione della cicloguida realizzata dall’associazione “Paullo che pedala”. Il volumetto contiene dieci itinerari ciclabili che da Paullo si diramano nell’Alto Lodigiano e nel Sudmilano. Ne sono state fatte anche traduzioni in inglese e tedesco (informazioni su www.paullochepedala.it). Si tratta di un lavoro interessante, frutto di passione e ricco di curiosità, informazioni e suggerimenti utili a quanti vorranno scoprire le bellezze naturalistico-artistiche del territorio. Non a caso la guida è stata realizzata con il contributo dei parchi Adda nord, Adda sud e Agricolo Sudmilano, delle province di Lodi e di Milano, del Consorzio Bonifica Muzza Bassa Lodigiana, del comune di Paullo, della Banca Popolare di Crema e della società pubblica Amiacque. Alla presentazione sono intervenuti Claudio Mazzola, sindaco di Paullo, il presidente della provincia di Lodi Osvaldo Felissari, Pietro Mezzi, assessore della provincia di Milano ed Ettore Grecchi, presidente del Consorzio Muzza Bassa Lodigiana. Oltre naturalmente al presidente di “Paullo che pedala”, Ezio Intropido, e a sua moglie Daniela Paraboschi, che sono poi i curatori dell’opuscolo. Che è il risultato della collaborazione tra più affiliati all’associazione cicloambientalista, appassionati che organizzano tranquille escursioni con la due ruote aperte a tutti e pensate soprattutto per le famiglie. La storia di “Paullo che pedala” (che aderisce alla Fiab, Federazione italiana amici della bicicletta) è un po’ questa, quella cioè di un gruppo di persone (piuttosto numeroso) che amano pedalare a contatto con la natura e vogliono tramandare i tesori locali. Gli itinerari della guida partono tutti da Paullo (antica palude la cui origine è legata al misterioso lago Gerundo) e raggiungono alcuni suggestivi luoghi, dalla foresta di pianura in prossimità della città di Lodi alla basilica di San Bassiano a Lodi Vecchio, dal castello Mediceo di Melegnano all’oasi del Fontanile a Pantigliate. Lungo il percorso per raggiungere queste e le altre mete si trovano musei, monumenti, chiese e bellezze paesaggistiche puntualmente menzionate dalla cicloguida, che segnala inoltre agriturismi, punti di ristoro e aziende agricole. Insomma, questo lavoro manifesta una bella passione per le tradizioni e la storia del territorio, con il suo paesaggio da riscoprire, profondamente influenzato dall’acqua. Quella ad esempio della “greenway” del canale Muzza, lungo cui si pedala in diversi itinerari, fino ad arrivare al castello Borromeo di Cassano d’Adda, che domina la confluenza tra il canale dell’ex linificio nazionale e l’Adda, e l’origine della Muzza stessa.
Fonte: Il Cittadino
Fonte: Il Cittadino
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