Da alcuni quartieri del centro sono scomparse tipologie di negozi come le gioiellerie, valzer continuo di titolari per molte attività.Grido d’allarme dell'Ascom: «Qui il commercio ormai è al collasso».

La San Giuliano produttiva e commerciale in due anni ha perso 338 insegne tra negozi e piccole attività imprenditoriali, che hanno chiuso i battenti nell’arco del biennio 2006 e 2007.
Numeri, resi noti dalla Camera di commercio di Milano, che puntano l’obiettivo sul ricco tessuto economico di San Giuliano, che vanta un primato al livello provinciale, posizionandosi tra i primi posti in classifica tra i comuni con elevata concentrazione di attività produttive. Ma il vento di crisi, che ha già registrato un saldo nazionale preoccupante, con 13.300 negozi di tutta Italia chiusi nel primo trimestre di quest’anno, sembra non aver risparmiato questo spicchio di hinterland sudmilanese dove negli anni scorsi sono stati concentrati cospicui investimenti nella realizzazione di centri commerciali. Fatto sta che ora i quartieri iniziano a fare la conta dell’alternanza di chiusure per cessata attività, alcune delle quali sostituite da altre tipologie commerciali, con spazi che spesso si trasformano in agenzie immobiliari, piuttosto che in uffici che prendono il posto del negozietto sotto casa. «Il commercio a San Giuliano è al collasso - lancia l’allarme il presidente dell’Ascom di Melegnano, Aniello Santaniello -: è da tempo che chiediamo attenzione, sollecitando all’amministrazione comunale strategie per rilanciare i negozi di vicinato, che oltre all’offerta commerciale ricoprono un insostituibile ruolo di presidio del territorio. Invece, ci troviamo di fronte ad attività storiche che hanno chiuso, e domenica scorsa in tutta San Giuliano centro era aperto un solo bar. Sono segnali preoccupanti, che dimostrano l’urgenza di politiche di sostegno alle attività commerciali, con progetti specifici, deterrenti per la sicurezza e agevolazioni per gli esercizi pubblici che in queste serate potrebbero tenere le attività aperte, magari con tavolini all’esterno che potrebbero animare i quartieri». Tra il fitto elenco di partite Iva chiuse, figurano attività di zone centralissime, come via Turati, che di fatto è la principale galleria di vetrine del centro città. Mentre tra i settori che sembrano aver pagato lo scotto di un generalizzato clima di crisi, e forse anche della concorrenza della grande distribuzione, ci sono ad esempio le gioiellerie, come dimostrano le chiusure delle due attività storiche rispettivamente di via Trieste e via Milano, che hanno salutato definitivamente la loro clientela del territorio. Ma in realtà il quadro è variegato e comprende anche attività artigianali, piuttosto che edicole, in un’alternanza che talvolta ha visto subentrare negli stessi locali nuovi gestori che hanno continuato a garantire un servizio ai sangiulianesi. Mentre in altri casi, i contesti urbani sono rimasti all’asciutto di punti di riferimento dove acquistare il prosciutto, piuttosto che un orologio, affidandosi alla competenza e alla cortesia di chi sta dietro il bancone.
Fonte: Il Cittadino
Fonte: Il Cittadino
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