venerdì 28 novembre 2008

Bonsu, altro orrore dei vigili. Foto trofeo con "la scimmia"

La procura ha trovato sul computer di un agente la foto, cancellata, di un vigile che abbraccia Emmanuel mostrandolo come un ricordo di caccia.
di Giacomo Talignani


Adesso la procura avrebbe ormai acquisito i dati necessari per chiudere le indagini preliminari. Il rinvio a giudizio dei dieci vigili indagati e accusati in concorso di percosse aggravate, calunnia, ingiuria, falso ideologico e materiale, violazione dei doveri d'ufficio, abuso di potere e sequestro di persona, è ormai imminente. Finora Mirko Cremonini, Andrea Sinisi, Ferdinando Villani, Marcello Frattini, Graziano Cicinato, Giorgio Albertini, Pasquale Fratantuono, Marco De Blasi, Stefania Spotti e Simona Fabbri non hanno aperto bocca davanti ai magistrati. Oltre ai fatti di quella sera adesso c’è anche da spiegare quella foto che mostra un vigile ben riconoscibile mentre viene immortalato con il simbolo della sua “virilità”. Ma che trofeo non è: oggi Emmanuel Bonsu Foster, 22 anni, studente dell’Itis, è traumatizzato, bloccato. Parla poco, non esce di casa, sta ancora male fisicamente ed è in terapia da uno psicologo.
Sono passati due mesi da quello scatto e da quella notte. Non si è ancora ripreso: ci ha provato, oggi pomeriggio, ad andare a Betania, il centro di recupero per tossicodipendenti dove doveva iniziare a lavorare come volontario. Ci ha provato “ma adesso non è ancora il momento – dice il padre Alex – sta troppo male e non ci sono le condizioni per iniziare. Forse lo farà da gennaio”. Lo stesso periodo in cui potrebbe arrivare il rinvio a giudizio per i dieci vigili indagati.Come Abu Ghraib. Un vigile della polizia municipale di Parma si fa fotografare mentre abbraccia la “scimmia” Emanuel Bonsu, indicando il suo occhio tumefatto come trofeo. Come nella prigione irachena dove i carcerieri mostravano i detenuti nudi, feriti, maltrattati e senza più dignità.
E’ scioccante quello che ha scoperto la procura della Repubblica di Parma: una immagine riemersa dalla memoria resettata di un computer del Comando dei vigili urbani. Lo hanno scambiato per un pusher, inseguito, picchiato, insultato - “confessa scimmia” -, lasciato andare con una busta con la scritta “Emanuel negro”, tenendosi come ricordo della caccia una fotografia, un vero pezzo da collezione. Un vigile se l’era salvata sul pc e solamente dopo ha provato a cancellarla, senza sapere che i file eliminati possono anche essere recuperati. Gli inquirenti ci sono riusciti: proprio oggi, il procuratore capo Gerardo Laguardia, senza mai citare l’esistenza della foto, ha infatti parlato di “ulteriori risvolti anche dai computer che i carabinieri hanno sequestrato al comando di via del Taglio” riferendosi a file che potrebbero essere stati cancellati o modificati.
Emmanuel, il giovane studente che ha denunciato gli agenti della polizia municipale di Parma per averlo aggredito, pestato e insultato senza un perché, quel momento non poteva scordarlo. Davanti alla pm Roberta Licci, che cura le indagini sul caso, nel primo interrogatorio raccontò di essere stato costretto da un agente a fare quella foto con lui. Gli inquirenti, pochi giorni dopo, sono andati nel Comando della polizia municipale: con la “ scusa” di cercare atti e documenti hanno sequestrato alcuni computer dalle scrivanie. Uno di questi era quello giusto: nel pc erano stati cancellati diversi file, pochi giorni dopo l’arresto di Emmanuel, cestinate delle immagini e resi inutilizzabili dei documenti. I periti informatici della Procura però sono riusciti a recuperare alcuni dati: fra questi, c’era anche quella foto, trofeo dell’ operazione antidroga effettuata al parco Ex Eridania il 29 settembre. Quella che era valsa ai vigili i complimenti per la loro professionalità dell’assessore alla sicurezza urbana Costantino Monteverdi.

Quando si diventa bestie
Che cavolo è successo quella sera? Erano tutti impasticcati, sovraeccitati artificialmente? Pur nella gravità del caso Bonsu c'è quasi da augurarselo...
di Antonio Mascolo

Continuiamo nelle notizie che non avremmo mai voluto scrivere. Nel narrare di una deriva bestiale. Ma come si può parlare di fatti isolati, quando l'humus, la cultura dominante, l'idem sentire di un corpo di polizia municipale porta a farsi una foto con un trofeo fatto di carne umana?
E' quella dunque la normalità, visto che nessuno dei presenti nemmeno si è alzato per fermare quel gesto e, cosa ancora più grave, nemmeno ha aiutato il magistrato nella sua azione di ricerca della verità giudiziaria?
Via del Taglio piccola caserma Diaz? Ogni giorno che passa emergono particolari sempre più inquietanti. Bestiali, appunto.
Quando l'uomo dimentica se stesso si avvicina alla bestia, quando tratta gli altri come prede come fiere, da ostentare ed umiliare, è nullaltro che una bestia. Che cavolo è successo quella sera? Erano tutti impasticcati, sovraeccitati artificialmente? Pur nella gravità del caso Bonsu c'è quasi da augurarselo...
Perchè se tutto questo - botte , umiliazioni, sequestro di persona, foto-trofeo, omertà conseguente e tentativi di cancellazione prove - è avvenuto... normalmente, c'è da avere davvero paura e tanta. "Macchine da guerra " in tempo di pace ? E' questa la cultura collettiva dominante? Da marines frustrati? E ancora, se è successo, chissà quante altre volte potrebbe essere successo e magari coinvolto persone meno "forti" di Bonsu.
Non è un caso che la legge preveda pene più dure per i pubblici ufficiali, perchè non devono cadere nella tentazione di approfittarne, di farsi giustizia da soli, perchè loro devono vigiliare sui limiti e non travalicarli. Se così è andata si sono travalicati non solo i confini del codice e anche della morale.
Dio non voglia che si siano fatti belli anche coi loro superiori (sempre più difficile pensare che nessuno in alto sapesse, in questo Corpo allo sbando , senza comando fisso da anni). E i politicamente responsabili di questi fatti, restano incredibilmente al loro posto, come nulla fosse successo .

"Scimmia", prostitute, dignità: solo polvere da buttare sotto il tappeto della "città bella"?

Fonte: La Repubblica.it

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