GENOVA - Un canto popolare, una ballata romantica ed un pezzo goliardico sono i tre inediti di Fabrizio De André trovati cinque anni fa dalla fondazione genovese De Ferrari e pubblicati da Bmg Sony/Nuvole, per i dieci anni dalla morte dell'artista, nel cofanetto 'Effedia - Sulla mia cattiva strada' (due cd più il documentario di Teresa Marchetti presentato nel corso dell'ultimo Festival del cinema di Roma).
E sempre per celebrare il decimo anniversario dalla morte, Genova rende omaggio al cantautore con una grande mostra dal 31 dicembre al 3 maggio organizzata da Palazzo Ducale Fondazione per la Cultura con la Fondazione Fabrizio De André. Un allestimento multimediale ed interattivo che si snoda attraverso cinque sale secondo temi conduttori della sua vita e poetica, nel tentativo di ricomporre i frammenti di un pensiero complesso, in un percorso curato da Guido Harari, Vittorio Bo, Vincenzo Mollica e Pepi Morgia.
Intanto Fabrizio De Ferrari, presidente dell'omonima fondazione, racconta della genesi e del ritrovamento dei tre inediti pubblicati di recente. "I nastri, che risalgono agli anni Sessanta, appartenevano al fondo del musicologo anglo-genovese Edward Neill, acquistato nel 2003 dalla nostra Fondazione - spiega -. Al loro ritrovamento, abbiamo contattato Dori Ghezzi che dopo un primo scetticismo ha deciso di incontrarci ed è rimasta colpita dalle registrazioni".
Secondo quanto emerge fu proprio Neill a convincere De André a incidere le tre canzoni. Il musicologo, studioso di Niccolò Paganini, allievo a Genova del maestro Mario Moretti, era infatti appassionato di canti popolari, in particolare della tradizione ligure e piemontese, dei quali raccolse preziose testimonianze sul campo. Fu proprio durante alcuni incontri che il musicologo illustrò i risultati delle sue ricerche al cantautore genovese. De André ascoltò le musiche, lesse i testi e lentamente cominciò ad avvicinarsi a questo particolare genere. Una passione che nel tempo ha coltivato ed il risultato fu il riarrangiamento del testo tradizionale piemontese "Maria Giuana" (uno dei tre brani), vera e propria anticipazione dell'album dialettale "Creuza de ma", pubblicato nel 1983.
Le altre due canzoni sono "Dai monti della Savoia", struggente vicenda di un cantastorie interamente composta da Faber, molto simile ai suoi primissimi successi e la goliardica "Bella se vuoi volare", eseguita con due cantanti folk, con giochi di parole e doppi sensi, ispirata al repertorio della storica compagnia di universitari genovesi Baistrocchi che De André frequentava negli anni Cinquanta con Paolo Villaggio.
Fonte: Ansa.it
Intanto Fabrizio De Ferrari, presidente dell'omonima fondazione, racconta della genesi e del ritrovamento dei tre inediti pubblicati di recente. "I nastri, che risalgono agli anni Sessanta, appartenevano al fondo del musicologo anglo-genovese Edward Neill, acquistato nel 2003 dalla nostra Fondazione - spiega -. Al loro ritrovamento, abbiamo contattato Dori Ghezzi che dopo un primo scetticismo ha deciso di incontrarci ed è rimasta colpita dalle registrazioni".
Secondo quanto emerge fu proprio Neill a convincere De André a incidere le tre canzoni. Il musicologo, studioso di Niccolò Paganini, allievo a Genova del maestro Mario Moretti, era infatti appassionato di canti popolari, in particolare della tradizione ligure e piemontese, dei quali raccolse preziose testimonianze sul campo. Fu proprio durante alcuni incontri che il musicologo illustrò i risultati delle sue ricerche al cantautore genovese. De André ascoltò le musiche, lesse i testi e lentamente cominciò ad avvicinarsi a questo particolare genere. Una passione che nel tempo ha coltivato ed il risultato fu il riarrangiamento del testo tradizionale piemontese "Maria Giuana" (uno dei tre brani), vera e propria anticipazione dell'album dialettale "Creuza de ma", pubblicato nel 1983.
Le altre due canzoni sono "Dai monti della Savoia", struggente vicenda di un cantastorie interamente composta da Faber, molto simile ai suoi primissimi successi e la goliardica "Bella se vuoi volare", eseguita con due cantanti folk, con giochi di parole e doppi sensi, ispirata al repertorio della storica compagnia di universitari genovesi Baistrocchi che De André frequentava negli anni Cinquanta con Paolo Villaggio.
Fonte: Ansa.it
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