E' comune posto alle estreme propaggini meridionali della pianura lodigiana, ubicato sulla riva sinistra del Po; ebbe la denominazione di Santo Stefano al Corno fino al 1916, anno in cui fu sostituita con l'attributo più generico di "lodigiano". Anticamente la località sorse su un rialzo del terreno; riparo naturale dalle frequenti piene del grande fiume, il cui corso mutò profondamente nei secoli.Le cronache locali tramandano l'esistenza di un nucleo primitivo detto Villafranca, di cui pare facessero parte, insieme a Santo Stefano, anche i comuni di Cornovecchio e Corno Giovine. Villafranca è ricordata dal nome della cascina Franca; sembra che anticamente vi passasse la strada Emilia che da Piacenza conduceva a Milano e che questo posto fosse una specie di porto franco per la sicurezza dei viandanti. L'aggettivo Franca potrebbe anche riferirsi a località extra feudali (castelli, terre, casali) sottratte alla giurisdizione di Conti e Baroni, o derivare dagli antichi privilegi concessi in questi luoghi. Sembra anche che qui sorgesse un porto, con traghetto per uomini e merci e che vi esistesse un tempio dedicato ad Apollo, trasformato con l'avvento del cristianesimo in chiesa dedicata a San Fedele.Una seconda evangelizzazione avvenne nel secolo IV ad opera di Ilario, sacerdote inviato da Sant'Ambrogio. La chiesa e il villaggio subirono le incursioni barbariche e le rovinose inondazioni del fiume, che li distrussero più volte.E' dell'825 la concessione di diritti e decime fatta dall'imperatore Lodovico II alla chiesa di Ripa Alte, che si suppone fosse nei pressi dell'attuale Cornovecchio e che fu dedicata a Santo Stefano Protomartire.Risale al 1009 la fondazione dell'abbazia di Santo Stefano al Corno, per volontà di Anselda Contessa di Ghisalba e dei suoi tre figli, dietro consiglio del vescovo di Lodi Nocherio. Essi la affidarono ai monaci Benedettini; la dotarono del castello che fu mutato in chiostro, della loro villa adiacente e di molti altri beni. Papa Pasquale II confermò nel 1106 i privilegi e la dote assegnata al monastero che veniva posto sotto la protezione della santa sede. L'antica ubicazione dell'abbazia non è certa, mentre si hanno notizie della grande floridezza alla quale assurse riscuotendo tributi dalle terre circostanti e dalle chiese piacentine, e fruendo anche di continue donazioni. Il dominio dell'abbazia durò quasi 800 anni, caratterizzati dall'alternanza di ordini monastici, di abati e commendatari. Fra i commendatari troviamo il cardinale Scaramuccia Trivulzio, suo fratello Antonio e suo nipote Catalano, tutti e tre attivi in opere di edilizia e bonifica. Ai Trivulzio succedette il cardinale Carlo Borromeo, il quale, coerente ai suoi principi rinunciò al beneficio. A lui succedette il cardinale Michele Bonelli, poi il cardinale Scipione Borghese. Ai Borghese seguirono i Donghi, quindi Ferdinando D'Adda, il vescovo di Lodi Carlo Ambrogio Mezzabarba, Giorgio Doria, e ultimo Giuseppe Castelli; in seguito i Circensi abbandonarono l'abbazia, che fu venduta in pubblica asta nel 1797. Passato di mano in mano, il complesso abbaziale, già vasto e ricco di storia, fu trasformato in cascinale, in magazzino, in abitazioni coloniche e smantellato in più parti, compresa la chiesa.
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