Sopravvissuta all’incuria e all’abbandono nel tempo, la chiesetta di Solaro è giunta fino a noi in tutta la sua bellezza, dopo essersi adattata a sopravvivere anche come pollaio, stalla e rifugio, durante la guerra.
Fu costruita dalla potente famiglia Birago, secondo l’uso ormai consolidato nella seconda metà del 300 di costruire “chiese private”.
Gli artisti che vi lavorarono erano partecipi del grande movimento di rinnovamento della pittura che si respirava in tutta la Lombardia grazie agli influssi della pittura toscana, di derivazione giottesca. In particolare il “Maestro di Solaro”, autore del ciclo pittorico dell’Oratorio, sembra riprendere l’opera del fiorentino Giusto de’ Menabuoi e dei suoi aiutanti che in quegli anni hanno affrescato l’Abbazia degli Umiliati a Viboldone, e insieme pare ispirarsi alla pittura di Giovanni da Milano, pittore anch’esso lombardo, molto attivo a Firenze, da dove poi rientrerà. Del primo riprende la monumentalità delle figure e la delicatezza dei personaggi, del secondo il pacato realismo e la vivacità cromatica.
Il ciclo di affreschi ricopre quasi tutte le pareti e narra storie della vita di Cristo e della Vergine, e nella prima campata, le vicende dei Progenitori Adamo ed Eva. Sulla parete nord la figura severa di Sant’Ambrogio; sulla parete sud Santa Caterina d'Alessandria in abito principesco,tiene in mano la palma e ai suoi piedi si trova la ruota, simboli del suo martirio.
L’ affresco della crocifissione rappresenta l’episodio più importante dell’intero ciclo. Nonostante il tempo abbia eroso le tonalità dei colori, lo schema della composizione e la qualità dello stile consentono un confronto con l’opera del “maestro della crocifissione” di Viboldone: la croce al centro della scena, il corpo di Cristo col capo reclinato, gli angeli in volo che ne raccolgono il preziosissimo sangue; ai piedi della croce, sulla sinistra, le pie donne sorreggono la madre di Gesù, mentre la Maddalena inginocchiata tende le braccia verso il cielo; a destra della croce, un uomo inginocchiato specularmente alla Maddalena, in piedi Giovanni e i capi della sinagoga, sullo sfondo il centurione coi soldati.
Infine l’affresco del giudizio universale, a sinistra rispetto all'ingresso.
Cristo è rappresentato in maestà, seduto in una mandorla iridata, circondato dagli angeli dell’apocalisse che suonano la tromba; alla sua destra Giovanni il Battista inginocchiato con in mano il proprio capo reciso, a sinistra la figura della Vergine in atto di offrire a Cristo i propri seni che lo allattarono. A fianco della Vergine, si trova S.Caterina, il suo abito alla moda del tempo, è arricchito da motivi vegetali tra cui il cardo, simbolo della Passione.
Mancano le schiere dei beati e dei dannati, non perché non fossero state dipinte, ma perché lo stato di abbandono ne ha provocato l’irrimediabile perdita.
Fu costruita dalla potente famiglia Birago, secondo l’uso ormai consolidato nella seconda metà del 300 di costruire “chiese private”.
Gli artisti che vi lavorarono erano partecipi del grande movimento di rinnovamento della pittura che si respirava in tutta la Lombardia grazie agli influssi della pittura toscana, di derivazione giottesca. In particolare il “Maestro di Solaro”, autore del ciclo pittorico dell’Oratorio, sembra riprendere l’opera del fiorentino Giusto de’ Menabuoi e dei suoi aiutanti che in quegli anni hanno affrescato l’Abbazia degli Umiliati a Viboldone, e insieme pare ispirarsi alla pittura di Giovanni da Milano, pittore anch’esso lombardo, molto attivo a Firenze, da dove poi rientrerà. Del primo riprende la monumentalità delle figure e la delicatezza dei personaggi, del secondo il pacato realismo e la vivacità cromatica.
Il ciclo di affreschi ricopre quasi tutte le pareti e narra storie della vita di Cristo e della Vergine, e nella prima campata, le vicende dei Progenitori Adamo ed Eva. Sulla parete nord la figura severa di Sant’Ambrogio; sulla parete sud Santa Caterina d'Alessandria in abito principesco,tiene in mano la palma e ai suoi piedi si trova la ruota, simboli del suo martirio.
L’ affresco della crocifissione rappresenta l’episodio più importante dell’intero ciclo. Nonostante il tempo abbia eroso le tonalità dei colori, lo schema della composizione e la qualità dello stile consentono un confronto con l’opera del “maestro della crocifissione” di Viboldone: la croce al centro della scena, il corpo di Cristo col capo reclinato, gli angeli in volo che ne raccolgono il preziosissimo sangue; ai piedi della croce, sulla sinistra, le pie donne sorreggono la madre di Gesù, mentre la Maddalena inginocchiata tende le braccia verso il cielo; a destra della croce, un uomo inginocchiato specularmente alla Maddalena, in piedi Giovanni e i capi della sinagoga, sullo sfondo il centurione coi soldati.
Infine l’affresco del giudizio universale, a sinistra rispetto all'ingresso.
Cristo è rappresentato in maestà, seduto in una mandorla iridata, circondato dagli angeli dell’apocalisse che suonano la tromba; alla sua destra Giovanni il Battista inginocchiato con in mano il proprio capo reciso, a sinistra la figura della Vergine in atto di offrire a Cristo i propri seni che lo allattarono. A fianco della Vergine, si trova S.Caterina, il suo abito alla moda del tempo, è arricchito da motivi vegetali tra cui il cardo, simbolo della Passione.
Mancano le schiere dei beati e dei dannati, non perché non fossero state dipinte, ma perché lo stato di abbandono ne ha provocato l’irrimediabile perdita.
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