venerdì 30 gennaio 2009

A Maleo i padroni del castello portano in giudizio le Belle arti

La soprintendenza ai beni culturali e al paesaggio dice no alla piscina nel castello Trecchi di Maleo, i proprietari non ci stanno e innescano un braccio di ferro innanzi al tribunale amministrativo regionale.

A ristrutturare l’antica magione è l’immobiliare Eleonora, che ha già investito circa sei milioni di euro tra acquisto e lavori. «Tempo fa – spiegano i legali dell’immobiliare – la soprintendenza milanese aveva dato parere favorevole al progetto di una piscina tondeggiante localizzata in una certa zona del complesso. Poi, sei mesi dopo, la proprietà ha cambiato idea e ha deciso di realizzare una piscina rettangolare, e ha nuovamente chiesto il parere. La risposta è stata negativa per il nuovo progetto, ma anche con la contestuale revoca del parere favorevole precedente». Ritenendo invece che il via libera alla piscina rotonda fosse un diritto acquisito, è stato intrapreso il ricorso al Tar. Un atto che verrà a costare all’immobiliare oltre 6mila euro e che è accompagnato da sconcerto, «perché mi risulta che ogni passaggio della complessa ristrutturazione venga puntualmente sottoposto alla soprintendenza – prosegue il legale -. Questo ricorso potrebbe essere anche accompagnato da una richiesta di risarcimento per i danni che la proprietà ritiene causati dal diniego». La soprintendenza dal canto suo ha già presentato controdeduzioni per difendere la propria decisione, depositandole anche presso il municipio di Maleo. Il diniego espresso dalla soprintendente Silvana Garufi sarebbe stato puntualmente motivato e arriverebbe dopo altre divergenze di vedute tra Beni culturali e proprietà sulle modalità del complesso restauro. Per la proprietà la piscina andrebbe intesa come naturale complemento della valorizzazione dell’ex castello come residenza di pregio. In pendenza di giudizio la soprintendenza non può esprimersi, mentre i legali dell’immobiliare si appellano, nello spiegare il loro ricorso, al «principio di ragionevolezza».
Fonte: Il Cittadino

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