Cappello, sciarpa, guanti, la bandiera della pace e un ombrello. Le previsioni meteo minacciano pioggia. Ma non sarà certo questo a fermarmi. Il mio ombrello è verde quindi ci sta anche bene, ha il colore della speranza. È proprio la speranza (insieme auna sana voglia di cambiamento) che mi spinge verso la piazza. Questa di oggi non è solo una manifestazione contro il razzismo e l’omofobia, per me è soprattutto una manifestazione di persone che sono stufe di essere tristi nell'Italia disillusa che ci vogliono propinare in Tv e nei talk show urlanti. L'Italia non è il luna park dei reality, l'Italia per me è una realtà plurale che sogna e ama. Io e tanti altri scenderemo in piazza per la nostra felicità, per la felicità di tutti coloro che amiamo e ameremo. L'idea di un'Italia preistorica, fobica, che non fa ricerca, che aggredisce persone per il colore della pelle o la religione, che non investe sulla cultura, che fa marcire i suoi monumenti storici (vedi Pompei), che taglia la scuola, che taglia i salari, che arricchisce solo i più ricchi, che ingrassa la mafia, a me non piace. Manifesto per la felicità di tutti e per i bambini. La polemica sui bambini figli di migranti nelle scuole è un segno nefasto dei nostri tempi tristi. Bambini stranieri? Ma se molti sono nati in Italia, di quali stranieri stiamo parlando? E a quelli davvero venuti da fuori come fai ad insegnare la lingua se hanno tagliato tutti i fondi per l’italiano? Invece di potenziare la scuola, di dare una mano agli insegnanti che devono fronteggiare sfide sempre nuove, di istituire corsi di formazione, si fa la propaganda antistraniero perché è più facile aizzare la gente attanagliata dalla crisi e dai problemi.Questo governo taglia le nostre vite, ci toglie ossigeno e ci fa respirare l'anidride carbonica dell'odio che non ci porterà tanto lontano. L'Italia plurale, di italiani, migranti, figli di migranti è una sfida che il nostro paese deve vincere per essere nel futuro alla pari, competitivo ed europeo. Dobbiamo creare un paese che investe sulla conoscenza reciproca, che crea servizi, che affronta le problematiche non con fatalismo ma con professionalità. La convivenza nonè facile.Nonè facile in unacoppia che si ama,come non lo è in una città, in un paese. Ma chi soffia sul razzismo vuole solo vederci tristi, poveri e soli. Io non ci sto. Il razzismo è davvero una brutta storia come ho letto su una maglietta giorni fa. Questa volta non facciamoci fregare.Fonte: L'Unità.it
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