lunedì 2 novembre 2009

Castiglione - «Diciamo no al nucleare a Caorso» - Passato, presente e futuro dell’impianto piacentino nell’assemblea pubblica del centrosinistra. Il Partito democratico contrario all’ipotesi Scajola.


C’è chi dice no: a febbraio 2010 il ministro Scajola confermerà se nella rosa dei dieci siti candidati ad ospitare centrali nucleari o smaltimento di barre radioattive è compreso anche Caorso ma a sbarrargli la strada è sceso in campo sin da ora il Partito democratico lodigiano. Riunito venerdì a Castiglione per dare corso a un «processo di guida delle trasformazioni» che se è «sfida della politica», il Pd locale è pronto ad affrontare. Così il sindaco di Castiglione Umberto Daccò prima di lasciare la parola al primo cittadino di Fombio Giuseppe Sozzi, moderatore del dibattito: «Siamo qui per parlare di ambiente, sia sotto il profilo della tutela che delle opportunità di sviluppo da questo offerte». E alle ragioni di carattere sostanziale e non ideologico dell’opposizione all’ipotesi nucleare ha introdotto il consigliere provinciale del Pd Luca Canova: «Sono tra quelli che nel 1977 manifestava davanti a Caorso - ha raccontato - ma la contrarietà oggi va riferita alla posizione particolarmente infelice del sito prima ancora che genericamente al nucleare. Una zona che si trova a 60 chilometri in linea d’aria dal duomo di Milano e tra quelle nel nord a più alta densità abitativa dove risiedono tra le 250 e le 300mila persone. È una follia pensare di insediare lì una centrale». Dal locale al nazionale, stesso approccio dichiaratamente pragmatico, il senatore Gianni Piatti: «Quando leggo di “rinascimento del nucleare” mentre la stessa Aiea prevede nei prossimi anni un suo sviluppo limitato al 6 per cento contro il 25 delle rinnovabili si capisce che è pura propaganda - ha attaccato - e intanto i piani energetici nazionali sono spariti e con essi quel minimo di programmazione necessaria». Quanto poi alla politica energetica duro l’affondo di Piatti al governo: «Sulla materia esiste il potere concorrente di Stato e regioni, reputo pertanto grave l’espressione “decideranno i privati” usata da Scajola, una delega totale e assurda». Un atto di forza che non piace neppure all’ex presidente della provincia di Piacenza Gianluigi Boiardi: «Il referendum del 1987 non è uno jogurt a scadenza, dunque entro il 15 febbraio usciranno i decreti delegati e noi vogliamo informare la gente, i molti giovani che spesso non sanno». Come? Attraverso una mostra itinerante che è racconto di un «progetto alla nascita condiviso, perché si vedeva in Caorso la possibilità di sfamare il bisogno di energia del Paese», e che però si è rivelata alla fine un «enorme flop, un costo inaudito». A rompere le righe l’unico esponente di centrodestra seduto al tavolo, il presidente della commissione provinciale ambiente Alfredo Ferrari: «Con il referendum abbiamo detto no alle centrali nucleari sul territorio nazionale, ma da anni andiamo a prendere circa la metà delle nostre risorse dal nucleare dei paesi limitrofi con quel che ne segue in termini di costi, superiori per le aziende italiane del 20 per cento rispetto alle sorelle europee, e di occupazione. Sui pericoli di incidente poi cosa cambia se il rischio proviene dalla Svizzera o da Caorso?». Tutti interrogativi, ha precisato Ferrari, suscitati più per amore della riflessione che non perché favorevole al nucleare, e che esigono «soluzioni a livello europeo». Resta fermo il no del Pd. Fonte: Il Cittadino

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