Bloccare la privatizzazione dell’acqua: ci provano (per quanto possibile alla luce degli sviluppi del disegno di legge) anche 29 comuni del Sudmilano. Nei giorni scorsi 29 municipalità della zona sud della provincia hanno redatto una comunicazione collettiva, inoltrata all’attenzione di tutti i livelli istituzionali, il cui obiettivo è di far “pesare” la voce dei territori per dire no all’acqua venduta come il pane o la pasta: a prezzo libero. Il documento è stato elaborato con l’appoggio della società Tasm, Tutela ambientale Sudmilanese, e tramite la consultazione di tutti gli enti locali che costituiscono l’Ato, l’Ambito territoriale ottimale della provincia di Milano. L’alzata di scudi chiede alla presidenza del Consiglio, a quelle del Senato e della Camera e alla presidenza della regione Lombardia di non fare l’ultimo passo verso l’acqua privatizzata, contrariamente al percorso tracciato dal decreto legge 135/2009. «Se tale provvedimento venisse convertito in legge, il nuovo testo sottrarrà ai cittadini e alla sovranità delle regioni e dei comuni l’acqua potabile di rubinetto, il bene più prezioso, per consegnarlo a partire dal 2011 agli interessi delle grandi multinazionali». Firmano i sindaci, o loro delegati, di Pioltello, Carugate, Paullo, Rodano, Segrate, Sesto San Giovanni, Settala, Vimodrone, Assago, Binasco, Carpiano, Casarile, Corsico, Dresano, Locate Triulzi, Mediglia, Noviglio, Opera, Pieve Emanuele, San Zenone al Lambro, Trezzano sul Naviglio, Vizzolo Predabissi, Zibido San Giacomo, Cologno Monzese, Binasco, Cesano Boscone, Lacchiarella, San Colombano al Lambro, San Giuliano Milanese. Secondo gli aderenti la privatizzazione della vendita dell’acqua (non della proprietà degli impianti) rappresenta una sconfessione dell’orientamento fatto proprio anche dalla regione Lombardia, che con la legge 1/2009 ha prorogato la gestione pubblica del servizio idrico integrato. Ma la privatizzazione avanza a Roma, ed ecco che i 29 comuni riuniti portano avanti la loro battaglia: «Chiediamo il ritiro delle nuove norme che privatizzano l’acqua e chiediamo di escludere il servizio idrico dai servizi pubblici locali di rilevanza economica, considerandolo invece servizio pubblico senza scopo di lucro».Fonte: Il Cittadino
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