giovedì 13 maggio 2010

Nucleare piacentino, Caorso dice no - Il colosso energetico smentisce, per ora, mentre il sindaco avverte: «Basta voci, qui va ancora eliminata la centrale vecchia» - Un dossier “segreto” di Enel ed Edf punta ancora sui vecchi siti

C’è un dossier di Enel ed Edf che localizza una nuova centrale nucleare in provincia di Piacenza e due a Montalto di Castro: la notizia battuta ieri dalla Reuters ha nuovamente fatto fare un salto sulla sedia a Fabio Callori, sindaco di Caorso, il comune piacentino dirimpettaio di Castelnuovo Bocca d’Adda. Callori sintetizza così la linea della sua amministrazione: «Nucleare, no grazie». E aggiunge: «Abbiamo altre priorità per lo sviluppo del nostro paese». Enel, all’ennesima “fuga di notizie”, ha subito chiarito che “i siti per le nuove centrali nucleari verranno selezionati una volta che l’Agenzia per il nucleare avrà definito le aree idonee. La procedura prevede comunque che l’ultima parola sulla scelta dei luoghi tocchi alle aziende.La nuova indiscrezione arriva poche ore dopo la partenza, domenica notte, del penultimo treno di scorie della ex centrale di Caorso dirette al centro di trattamento di Sellafield, in Inghilterra, con l’impegno che l'Italia se le riprenda entro il 2025. «Il nostro obiettivo, oggi, è la bonifica e la dismissione della vecchia centrale - commenta il sindaco - e probabilmente solo nel 2011 avremo la licenza per la dismissione totale. Fermati i reattori, si sono persi tutti gli anni Novanta e lo smantellamento è iniziato solo dal 2003- 2004 in poi».Secondo Callori, «oggi le centrali è meglio farle in riva al mare, perché il Po ha sempre meno acqua. E anche il territorio piacentino è cambiato rispetto agli anni Settanta: la popolazione è aumentata, così come il numero di aziende».L’autorevole indiscrezione che Enel smentisce, e che non è la prima in questi mesi a ricandidare i siti di vecchie centrali per farne di nuove, non fa invero il nome di Caorso: «Si potrebbe pensare anche ad altri luoghi idonei lungo il Po. Noi diciamo che non siamo contrari al nucleare in Italia, ma che qui non lo vogliamo più. È mancata, storicamente, la chiarezza sugli indennizzi, che devono arrivare anche quando la centrale si ferma, perché è in quel momento che i comuni che ospitano gli impianti si svuotano e si verificano situazioni di crisi». Per Callori, Arturo, questo il nome che era stato dato al reattore da 800 megawatt, è una ferita ancora aperta: «Stiamo per avviare una campagna di monitoraggio dei tumori assieme ad Arpa e Asl, e vogliamo che sia una cosa seria. La malattia qui esiste. Magari è colpa dei 16mila veicoli che ogni giorno attraversano l'abitato di Caorso. Ma il nostro obiettivo è di scoprirlo».Il sindaco aveva anche scritto all’ormai ex ministro delle Attività produttive Claudio Scajola: «L’avevo invitato a far cessare tutto questo rincorrersi di voci. Anche perché il decreto del febbraio scorso finalmente sopprime l’individuazione di aree precise per gli impianti, a favore di un percorso concertato. Che queste indiscrezioni, puntualmente, vanificano».Fonte: Il Cittadino

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