venerdì 7 gennaio 2011

San Rocco al Porto - Il ponte dell’emergenza diventa un affare - Pagato sei milioni di euro, costerebbe soltanto un decimo: amministrazioni e privati cominciano a pensarci Il viadotto galleggiante sul Po non serve più e finisce in vendita

Dopo l’apertura del nuovo viadotto Anas sul Po, il ponte galleggiante di San Rocco al Porto è in saldo. Domani scadrà il contratto d'appalto che lega le imprese Solidus e Cimolai nella progettazione, costruzione e gestione della struttura mobile rimasta aperta al traffico 397 giorni e da quel momento potranno partire le procedure per il suo smantellamento. A meno di non volere che l'opera rimanga sul territorio e acquistarla. A che prezzo? Un decimo di quel che è costato, vale a dire qualche centinaia di migliaia di euro contro i 6 milioni sborsati per la sua realizzazione. «Se le amministrazioni pubbliche decidessero di conservare il collegamento modificandone l'utilizzo potremmo cederlo a un prezzo che pareggi introiti e spese per la sua decostruzione - spiega l'ingegnere di Solidus, Francesco Del Tosto -. Mentre l'acciaio delle componenti potrà infatti essere recuperato e rivenduto, il rilevato stradale andrà demolito e il materiale smaltito il che rappresenterà un costo». Tolte alcune dichiarazioni rimaste senza seguito, a oggi nessuno si è però ancora fatto avanti: «Il sindaco di Piacenza sembrerebbe non essere interessato al mantenimento del ponte - riferisce Del Tosto -, dalla parte lodigiana invece la volontà era quella di poter disporre di un collegamento con l'isolotto Maggi altrimenti raggiungibile solo dai pescatori con le loro barche». L'intero tracciato, oppure soltanto la sua metà lombarda, potrebbero diventare una suggestiva pensilina dove fare jogging, camminare, portare a passeggio il cane oppure girare in bicicletta. E d'estate ospitare bancarelle e spettacoli in riva al fiume. Già, perché l'elemento distintivo di questo pontile dall'impalcato in legno e i canotti d'acciaio poggiati in alveo, la peculiarità che neppure il ponte definitivo inaugurato lo scorso 18 dicembre è riuscito ad eguagliare, sta nella sua stretta vicinanza all'acqua. Ciò che fece innamorare subito sia i lodigiani che i piacentini e verrà definitivamente a mancare una volta levata la struttura. I detrattori, pochi per la verità, rimproverano tuttavia il costo che avrebbe tenere aperto il collegamento. Ma la gestione post-emergenza sarebbe molto diversa da quella sperimentata nei mesi passati: «Il protocollo di gestione Anas ha richiesto il controllo notte giorno di due guardianie lato Lodi e Piacenza, ma con il cambio d'uso non servirebbero più - osserva l'ingegnere -: prima infatti era necessario tenere gli occhi aperti sui 15mila veicoli in transito che con un impiego di tipo ricreativo verrebbero a mancare». Vista così, interessati ad un investimento nell'area potrebbero essere non solamente le amministrazioni comunali della Bassa e la provincia di Lodi, ma anche i privati; come qualcuno intenzionato a realizzare un ristorante tra i due bracci di fiume, per esempio. «Il ponte dell'Accademia sul Canal Grande a Venezia venne costruito nel come collegamento provvisorio e poi rimase lì per sempre - racconta Del Tosto -: oggi è un monumento nazionale, al pari dei ponti pedonali interdetti al transito veicolare nella Capitale». Il Po come la laguna veneta, insomma: finché non arriveranno le ruspe pronte a smontarlo, sul futuro del ponte galleggiante è ancora lecito sognare. Fonte: Il Cittadino

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