sabato 8 gennaio 2011

“Urliamo, bruciamo e spacchiamo tutto” Che succede in questi giorni in Algeria?

“Urliamo, bruciamo e spacchiamo tutto”. Questa la frase di uno dei dimostranti protagonisti delle violente proteste che stanno infiammando l'Algeria.

"Urliamo, bruciamo e spacchiamo tutto, perché è l'unico linguaggio che riescono a capire", spiega un giovane del quartiere di Bab el Oued, considerato il focolaio di tutti i moti del paese maghrebino; "Non ne possiamo più di questa vita senza un domani", reclama Johnny, deciso a proseguire nella protesta.
Dalla capitale Algeri, teatro oggi di violenti episodi di guerriglia urbana, le contestazioni dei giovani algerini contro il carovita, la disoccupazione e la carenza di alloggi si sono estese prima all'ovest, nella metropoli di Oran, e poi ad est, ad Annaba, risparmiata finora dai moti di protesta.  Nella capitale, nel quartiere popolare di Belouizdad (Belcourt), questo pomeriggio gruppi di giovani hanno attaccato la polizia con pietre, petardi e bottiglie di vetro. Le forze dell'ordine, equipaggiate con armi pesanti, hanno risposto con cannoni ad acqua e gas lacrimogeni. "Cercano il martire", commenta un altro manifestante.  Ad Annaba sono scoppiati violenti incidenti dopo la preghiera del venerdì nel quartiere popolare detto del "gazometro": centinaia di giovani hanno lanciato sassi contro gli agenti, dispiegati fin dalla vigilia a difesa degli uffici pubblici. I manifestanti hanno bloccato con barricate la principale arteria che porta verso il centro ospedaliero della vicina città di Lauriers-Roses. Gli scontri sono ripresi anche ad Orano, la metropoli dell'ovest algerino, dove ieri erano stati saccheggiati diversi edifici pubblici. Gli scontri di oggi riguardano il quartiere di Petit-Lac, alla periferia della città. Da oltre una settimana, gruppi di giovani sempre più numerosi, denunciano il loro "malessere", tanto a causa del rialzo dei prezzi dei prodotti alimentari e di prima necessità, tanto per la disoccupazione e la mancanza di alloggi. I giovani di meno di 30 anni costituiscono il 75% della popolazione algerina (35,6 milioni di abitanti).  A due anni dagli "scontri per la fame" che avevano scosso diversi in via di sviluppo si riaccende, dunque, la tensione a causa di una nuova impennata del prezzo dei generi alimentari. Violenti scontri sono scoppiati nelle ultime ore in Algeria, ma come avverte Jean-Denis Crola, responsabile per l'alimentazione e l'agricoltura presso Oxfam France, la situazione è preoccupante. "La situazione è estremamente tesa e può degenerare. Tutti gli indicatori sono in rosso" ha detto all'Afp Crola. Negli ultimi sei mesi i prezzi dei generi alimentari non hanno cessato di aumentare ed è questo un trend "molto inquietante", ha detto a sua Abdolreza Abbassian, economista della Fao, l'organizzazione delle Nazioni Unite per l'alimentazione e l'agricoltura. L'aumento dei prezzi alimentari, ha spiegato l'economista, "è molto inquietante perché tocca milioni di persone, soprattutto quando riguarda prodotti di base come i cereali".
Proteste anche in Tunisia - Tra manifestazioni di piazza, sciopero degli avvocati, tentati suicidi e arresti di blogger, l'agitazione sociale partita da Sidi Bouzid tre settimane fa è proseguita in Tunisia, malgrado le misure distensive attuate dal governo. A Sidi Bouzid, 265 chilometri a sud di Tunisi, la maggioranza delle università e delle scuole ha scioperato in questa città all'indomani della sepoltura di Mohamed Bouaziz, ha indicato un responsabile sindacale locale. Mohamed Bouazizi, 26 anni, si era immolato il 17 dicembre per protestare contro il sequestro del suo banco di primizie al mercato da parte di agenti comunali. E' diventato il simbolo di una rivolta contro la precarietà sociale e la disoccupazione, in particolare da parte dei giovani laureati.Fonte: L'Unità.it

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