mercoledì 2 febbraio 2011

San Donato - L’Eni richiama i suoi dipendenti: «Ma è solo una misura cautelare» - Dall’Egitto nel caos sono già tornati 289 lavoratori, sette i sandonatesi

Tra i 289 dipendenti Eni e famigliari che sono rimpatriati dall’Egitto, sette sono sandonatesi, che lavorano nel quartier generale del colosso petrolifero. Altrettanti provengono dall’area del Sudmilano e del Lodigiano, mentre un gruppo più ristretto è di Milano. Sono arrivati in Italia con la squadra di 138 colleghi che è sbarcata a Malpensa nella serata di lunedì. Mentre un’altra cordata è atterrata con il volo che ha fatto scalo nell’aeroporto romano di Fiumicino. L’azienda ha scelto la strada del rimpatrio quale misura precauzionale assunta a seguito delle manifestazioni di rivolta contro il presidente Mubarak. Proteste che nel Paese delle piramidi di giorno in giorno hanno iniziato ad assumere contorni sempre più preoccupanti, con bilanci che hanno generato allerta generale. In ogni caso l’azienda ha annunciato che la decisione di far tornare a casa i propri dipendenti è di carattere esclusivamente cautelare, in quanto le strutture del gruppo non hanno avuto alcun problema e che l’attività prosegue quindi regolarmente. Attualmente una trentina di tecnici sono rimasti a lavorare presso gli impianti collocati tra il Cairo e altre località del Paese, dove la società ha rafforzato tutte le misure di sicurezza a tutela del personale e degli impianti stessi. In base alle notizie diffuse i dipendenti del colosso con quartier generale a San Donato che si trovano nella capitale egiziana sono attualmente alloggiati in unico albergo e si muovono per la città dopo accurate verifiche sui collegamenti che devono percorrere. Viene in ogni caso garantito che «la situazione è costantemente monitorata in Egitto sia dal punto di vista operativo, che della sicurezza». Mentre una decina di abitanti di San Donato e Sudmilano sono rientrati a casa, l’attenzione resta puntata sui colleghi che, protetti da una serie di attente misure, si trovano ancora in una terra da cui continuano ad arrivare notizie di scontri e violenze. Fonte: Il Cittadino

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