Roma, 15-03-2011- "L'onda d'urto prodotta dal disastro giapponese ha reso evidente a tutti la follia della scelta nucleare". Lo dice l'economista Jeremy Rifkin in un'intervista a Repubblica, sottolineando che il futuro sta nella "rete diffusa dei piccoli impianti basati sulle rinnovabili".
La tragedia giapponese, spiega il presidente della Foundation on Economic Trends, rappresenta un episodio diverso da Three Mile Island e da Cernobyl, perché "è entrato in crisi uno dei paesi leader del nucleare avanzato".
"Ed è successo perché invece di scegliere la strada dell'energia pulita, si è scelta una via pericolosa pensando di cavarsela con soluzioni ingegneristiche: moltiplicare i controlli, aumentare le difese, raddoppiare le misure di sicurezza. Non è bastato perché ci può sempre essere un evento imprevisto: un terremoto di potenza inusuale, un attacco terroristico in forma inaspettata, un incidente che nessuno aveva ipotizzato".
I nuovi Epr, le centrali francesi scelte dal governo italiano, prosegue, "sono stati criticati perfino da Roussely, l'ex presidente dell'Edf che nel suo rapporto al presidente Sarkozy ha denunciato il danno d'immagine per il sistema nucleare francese prodotto proprio da questi impianti".
Centrali simili comunque "non risolvono il problema delle scorie. Gli Stati Uniti hanno speso 16 anni e 8 miliardi di dollari per costruire un cimitero radioattivo nelle Yucca Mountains. E hanno fallito". Fonte: RAINews24.it
martedì 15 marzo 2011
Rifkin: il nucleare è morto - Servono energie rinnovabili. "L'onda d'urto prodotta dal disastro giapponese ha reso evidente a tutti la follia della scelta nucleare". Lo dice l'economista Jeremy Rifkin in un'intervista a Repubblica, sottolineando che il futuro sta nella "rete diffusa dei piccoli impianti basati sulle rinnovabili".
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