Non hanno più niente i somali. Non hanno acqua, non hanno cibo, non hanno un tetto, non hanno le cure mediche basilari.
E come se non bastasse il sanguinoso conflitto che vede contrapposti i ribelli fondamentalisti di al-Shabaab e i peacekeeper della missione Amison, in difesa dell'attuale governo di transizione, i somali stanno anche subendo una feroce siccità. La peggiore degli ultimi 60 anni. La carestia, che ha colpito tutto il Corno d'Africa, ha già ucciso migliaia di persone e ne minaccia 12 milioni tra Etiopia, Gibuti, Kenia, Uganda e Sudan. Gli sfollati sono migliaia e aumentano ogni giorno di più. «Sono circa 40mila i somali che si sono mossi nell'ultimo mese, costretti alla fuga da siccità e carestia, si sono riversati a Mogadiscio in cerca di cibo, acqua, assistenza – dicono dall'Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati (UNHCR) – negli ultimi due mesi la città ha visto arrivare circa 100mila sfollati a un ritmo di mille al giorno, e la cifra è destinata ad aumentare». Ma a Mogadiscio le scorte alimentari sono insufficienti, nonostante gli sforzi delle organizzazioni internazionali, e questo provoca disordini e saccheggi con il risultato che le persone più deboli e vulnerabili si ritrovano a mani vuote. I bambini sopratutto. É questa l'emergenza nell'emergenza. Save the Children e Unicef lanciano allarmi a ripetizione. «Questa è una carestia infantile», dicono. «La grandezza della sofferenza e le perdite sono enormi. Le immagini che abbiamo visto dal Corno d'Africa parlano da sole. Oltre mezzo milione di bambini sono a rischio di morte imminente a causa di malnutrizione acuta grave. Tra Somalia, Etiopia e Kenya, sono circa 2,3 milioni i bambini già affetti da malnutrizione acuta. Già prima dell'emergenza questi bambini erano tra i più svantaggiati del mondo. Vivono in bilico e diventano più vulnerabili giorno dopo giorno, privati di ogni bisogno umano e di ogni diritto fondamentale. Si tratta di un doppio disastro». È l'appello del direttore dell'Unicef Anthony Lake. Per Save The Children un milione di bambini nella sola Somalia potrebbe morire se i leader mondiali presenti oggi al summit sull'emergenza non riescono ad evitare il mancato stanziamento di un miliardo di dollari di aiuti per la crisi dell'Africa orientale. Il summit per l'emergenza, convocato su richiesta della Presidenza francese, si pone l'obiettivo di mobilitare gli aiuti internazionali per salvare la vita delle popolazioni colpite in Kenya, Etiopia e Somalia. Però, nonostante abbia organizzato il vertice, il governo francese ha donato solo 2,6 milioni di dollari, ben lontani dagli 85 donati recentemente dal governo Uk, e l'Italia, che ospita l'incontro a Roma ed è la quarta economia europea, ha contribuito con soli 900.000 dollari. Intanto però a Mogadiscio i somali sono disperati, sfollati, ridotti alla fame, in cerca delle poche risorse messe a disposizione dagli immani sforzi delle organizzazioni umanitarie. Domani dovrebbe finalmente decollare un ponte aereo della Pam (Programma Alimentare Mondiale) 14 tonnellate di alimenti altamente nutritivi destinati a Mogadiscio. I voli erano in programma già oggi ma non meglio precisati problemi doganali li hanno bloccati. Mentre è partita la campagna di vaccinazione dell'Unicef che raggiungerà 40 mila bambini e 46 mila donne di Mogadiscio. E domani anche il Pd si interesserà alla questione somala. Bersani presenterà con l'Agenzia Italiana Risposta Emergenze (Agire), l'accordo sottoscritto per le emergenze umanitarie. «Si tratta di attivare, per quanto concerne il Pd, le proprie strutture e gli iscritti nel sostenere le campagne di aiuto legate all'emergenza umanitaria. É un'esperienza di raccordo con il mondo del volontariato e della cooperazione per salvare delle vite umane. Il primo impegno è immediato ed è rivolto alla Somalia». Fonte: L'Unità.it