martedì 18 ottobre 2011

Codogno - Sotto terra il cuore segreto del Soave tra soffitti e colonnati monumentali

Lo si guarda e si pensa che la bellezza di questo monumento-simbolo di Codogno stia tutta lì davanti, nelle facciate con gli antichi mattoni a vista, nel portico colonnato che fa da ingresso al museo, nella cappella San Carlo che accoglie con le sue decorazioni e le sue nicchie, negli ariosi spazi espositivi.
Non è invece così. Perché parte del pregio architettonico del vecchio ospedale Soave è nascosto niente meno che sotto terra. In quella parte seminterrata sconosciuta anche a molti degli stessi codognesi. Ignari che da quelle finestre impolverate visibili alla base delle facciate possa invece entrare luce a rischiarare spazi sotterranei dove è tutto un rincorrersi di imponenti colonnati, di soffitti a volta, di suggestive pareti a mattoni. Benvenuti nel cuore più profondo del Soave, esempio di architettura razionale edificata tra il 1779 e il 1781 dall'architetto Carlo Felice Soave. Chissà quante volte si sarà sostato nella sala Granata che guarda sul retro dell'edificio o camminato nel salone centrale per visitare mostre ed esposizioni pittoriche. Eppure sarebbe bastato aprire quell'anonima porta di metallo posta a metà tra i due saloni per scoprire una scala in pietra che scende verso terra. Pochi metri di dislivello, un'altra porta da aprire e lo sguardo inaspettatamente avrebbe scoperto che il vecchio ospedale Soave è anche sotterraneo. Polvere, ragnatele, cespugli d'erba cresciuti tra i serramenti delle finestre lasciate volutamente aperte per arieggiare gli ambienti e preservarli dall'umidità: nei seminterrati i segni del tempo che passa e del non utilizzo ci sono tutti. Ciò nonostante a spiccare è ancora una volta la monumentale bellezza della struttura. Il primo ambiente a cui si accede è quello che sta sotto la sala espositiva principale: una navata centrale divisa in due corridoi da file di imponenti colonnati, che sostengono bellissimi soffitti con archi e volte a crociera che nessuno si aspetterebbe di vedere. A spiccare è ancora una volta il rosso dei mattoni delle murature. A sorpresa però c'è anche il bianco e pure il blu. Quello di piastrelle che nessuno si aspetterebbe in questo cuore antico del Soave ma che invece coprono parte dei muri. Il perché è presto detto. Nato come ospedale della città, il Soave cessò l'uso pubblico di nosocomio nel 1938, a seguito dell'apertura del nuovo ospedale di Codogno. Nei successivi quarant'anni, l'edificio venne destinato ai più disparati utilizzi: gli eventi bellici bloccarono il progetto di trasformarlo in ospedale psichiatrico femminile, l'edificio fu invece utilizzato per ospitare aziende sfollate del Milanese. Toccò però all'industria alimentare "Slia-Sicule Lombarde Industrie Associate" acquistare il Soave nel 1947. L'azienda pensò bene di posizionare caldaie e forni di lavorazione proprio nei seminterrati, su parte delle cui murature già c'erano le piastrelle che facevano da protezione quando in quegli stessi ambienti erano attive le cucine e le lavanderie del vecchio ospedale. A contrastare con la bellezza di soffitti e colonnati non sono però tanto le piastrelle. È un vero e proprio pugno nello stomaco constatare che parte dei seminterrati del Soave oggi non sono nient'altro che un maxi deposito di oggetti abbandonati: lastre di metallo accatastate, cumuli di legname vecchio, tubi, scatoloni con mappe arrotolate di chissà cosa, residui di lavorazioni, perfino dei vecchi sanitari abbandonati. In un angolo c'è ancora un vecchio banco di scuola impolverato, ricordo di quando il Soave fu sede di scuola elementare e materna. Il pavimento è bianco per lo spesso strato di polvere, sotto però si intravede ancora l'antico pavimento in battuto di cemento. Integro. Così come assolutamente sane sono le murature: niente muffa, umidità quasi nulla. Diversi i corridoi, numerose le stanze. Alcune hanno trovato in questi anni la loro destinazione: in una c'è la sala archivio della biblioteca, in un'altra la centrale dell'impianto di condizionamento delle sale espositive del Soave. Alcuni ambienti sono in penombra, altri sono più luminosi grazie a finestre più ampie. Di certo, ad incantare per la bellezza del suo soffitto a volta a raggiera è la stanza sottostante la cappella ottogonale San Carlo: un ambiente piccolo per dimensioni ma ricco di movimento, per le nicchie e gli "spicchi" simmetrici del soffitto. Anche qui, purtroppo, sembra di essere in un deposito abbandonato di oggetti. Tra i tanti, c'è perfino un maxi plastico dell'antico castello di Codogno.Fonte: Il Cittadino
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