mercoledì 8 febbraio 2012

«Troppi i pregiudicati a San Donato»

Un bulgaro di 38 anni, V.S., in carcere a Torino per aver fatto spese con cinque carte di credito clonate, si è visto rigettare dal magistrato di sorveglianza di Alessandria la richiesta di poter scontare gli ultimi sei mesi di condanna agli arresti domiciliari a San Donato Milanese, ospite nel bilocale di un amico in via Europa.
Le motivazioni del “no del giudice”? L’amico aveva dichiarato che avrebbe fatto un viaggio di tre settimane in Bulgaria e inoltre San Donato Milanese secondo il giudice è “una località in cui sono domiciliati numerosi soggetti sottoposti a misure cautelari e di prevenzione a seguito di commissione di reati anche di tipo associativo”.L’avvocato torinese Wilmer Perga, che difende il bulgaro, ha presentato ricorso in Cassazione e reclamo al tribunale di Torino: «La presenza di pregiudicati è stata correttamente segnalata al giudice nella relazione dei carabinieri, ma con questo principio non si potrebbe più mandare nessuno ai domiciliari in Sicilia e in tante aree del Paese perché anche là ci possono essere tante persone sottoposte a misure preventive - nota l'avvocato Perga -. Tra l’altro il mio assistito chiede gli arresti domiciliari, che impongono il divieto di uscire, non una misura che potrebbe esporlo al rischio di frequentare persone problematiche. Nel palazzo di via Europa, inoltre, non mi risulta ci siano personaggi con problemi con la giustizia». Secondo l’avvocato, il problema non è San Donato Milanese, ma l’orientamento di parte della magistratura: «Il giudice di sorveglianza di Alessandria non accoglie quasi mai le richieste», constata il legale.Il bulgaro intende usufruire del decreto svuota-carceri dell’ex ministro Alfano che attualmente permette di poter scontare ai domiciliari gli ultimi otto mesi di pena residua: «Prima che la Cassazione si esprima, il mio cliente sarà già libero - prevede l’avvocato -. La legge impone solo di verificare se l’abitazione sia idonea, se nella casa scelta per i “domiciliari” non ci siano persone sottoposte a misure, non di valutare la località. Altrimenti si creerebbe anche una discriminazione tra ricchi finanzieri condannati che scontano i “domiciliari” in prestigiosi quartieri residenziali e piccoli criminali che invece hanno la “sfortuna” di vivere in quartieri a rischio». Se solo ci fosse meno burocrazia per accogliere le richieste dei detenuti che vogliono scontare le condanne in patria e si applicasse lo “svuota carceri” già in vigore, avremmo risolto parte del problema del sovraffollamento».Fonte: Il Cittadino
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