Comunali a San Donato, prova ad essere della partita anche “Fascismo e
libertà”, formazione politica che si riallaccia esplicitamente
all’esperienza storica del Ventennio e porta avanti il (tortuoso)
percorso intrapreso nel 1991 dal senatore del Movimento sociale Giorgio
Pisanò. I manifesti affissi nella giornata di ieri in vari punti della
città dell’Eni non sono uno spot generalista. Preannunciano
l’intenzione, da parte della sigla politica radicale, di raccogliere le
175 firme necessarie, formare una lista ed entrare nel consiglio
comunale di via De Nicola. «È dura, ma il programma del partito è di
correre in tutta Italia alle amministrative, anche nei comuni sotto i
mille abitanti», specifica il sandonatese Gian Franco Tesauro,
vicesegretario del nord ovest Italia nel movimento che ha oggi per
coordinatore nazionale il piemontese 47enne, ex Fronte nazionale, Carlo
Gariglio, che l’anno scorso ha cercato di correre alle amministrative
per il Comune di Torino, quelle vinte da Piero Fassino, venendo escluso
con la motivazione che - intuitivamente - aleggia su un’esperienza
politica simile. Ovvero, la pregiudiziale di incostituzionalità. Una
questione che però i simpatizzanti della più integralistica continuità
mussoliniana ritengono superata da sentenze di tribunale. Dunque, magari
col littorio e senza il nome “fascista”, in teoria F&L, si potrebbe
presentare anche a San Donato. “Fascismo e libertà” è un arcipelago
politico alla destra di tutto quanto, compresi Fiamma tricolore e Forza
nuova, e proprio per questo rivendica - con atteggiamento comune a
gruppi simili - il fatto di non essere per niente di destra. «Il simbolo
evidenzia un groviglio di richiami: il littorio, l’aquila
nazionalsocialista che sormonta il sole dell’avvenire di nenniana
memoria. In mezzo al sole la bandiera tricolore e come inno il “Si
scopron le tombe”, cioè l’inno del socialista Garibaldi, ritenuto
«alfiere di due cose che vogliamo anche noi: unità d’Italia e cacciata
dello straniero». La web page poi con un link rimanda alla Wuns, la
World union of national socialists, simbolo la svastica e ben pochi
misteri. In questa selva di richiami agli estremismi del Novecento,
“Fascismo e libertà - Partito socialista nazionale”, rivendica il
diritto a «rilanciare verità e responsabilità omesse dalla storiografia
ufficiale, storiografia creata per indottrinare il popolo e lasciare
zone d’ombra e menzogna». Ecco la ricetta per risanare l’Italia con le
tasche vuote e il morale a terra: «Interclassismo, sostituzione dei
parlamenti con la camera delle corporazioni, socializzazione
dell’impresa, difesa del lavoro e dei diritti sociali, fine del
liberalcapitalismo di importazione americana». Orologio indietro dunque
al 1943: « Gli italiani non sono quelli del ‘21, lo sappiamo, ma la
soluzione è sempre quella indicata dalla terza via fra destra liberale e
comunismo», così il segretario locale. Ma essere “fascisti” a San
Donato nel 2012, che senso può mai avere? «Vivere di valori e non di
interessi di bottega», è la convinzione. Si vedrà se ci saranno anche
loro nell’agone elettorale.
Altra sortita di “Fascismo e libertà” fuori dal metrò - Nuova sortita di “Fascismo e libertà” nell’agone elettorale di San
Donato. Domenica mattina alcuni rappresentanti del movimento hanno
effettuato un volantinaggio in piazza IX Novembre, cioè all’uscita della
Metro 3. Avviata anche la raccolta di firme necessarie ad un’eventuale
presenza al voto comunale in programma il 6 e 7 maggio. L’uscita
pubblica di “Fascismo e libertà - Partito socialista nazionale” sembra
essersi svolta senza particolari tensioni, e del resto il gruppo non è
proprio ignoto alla scena politica locale. La partecipazione alle
comunali distanti un mese e mezzo sarebbe infatti il secondo tentativo,
non il primo, di proporsi nel contesto sandonatese. Già nel 2007, al
termine della legislatura Taverniti, la lista raccolse effettivamente il
numero di firme necessarie ad andare sulla scheda (attualmente ce ne
vogliono duecento, di cittadini con residenza locale), ma poi le firme
in parte non vennero autenticate dalla commissione elettorale. In altri
casi è la stessa simbologia ostentata a frenare ogni velleità di
mettersi accanto agli altri partiti; anche se l’articolo costituzionale
che vieta la formazione del Partito nazionale fascista consente, dietro
non semplici percorsi legali, di essere eluso adottando i simboli della
dittatura, ma senza l’uso esplicito del vocabolo “fascismo” o
“fascista”. I “nemici” del movimento sono molti: dall’immigrazione alla
globalizzazione dell’economia, fino ai partiti italiani oggi in essere,
tutti accomunati senza eccezioni nella categoria dei “servi del
capitale” dal volantino distribuito domenica all’uscita dalla
metropolitana. Fonte: Il Cittadino