A lanciare l’allarme è Confagricoltura Lombardia: «C’è preoccupazione
per il perdurare di una situazione meteorologica caratterizzata dalla
concomitanza di temperature particolarmente elevate e dalla scarsità di
precipitazioni piovose» recita il comunicato stampa di ieri mattina,
diramato per mettere in guardia il mondo agricolo lombardo dalle
conseguenze dell’ultimo anticiclone, «evidentemente sfavorevoli per un
positivo completamento del ciclo vegetativo delle colture attualmente in
campo».
A destare preoccupazione, tuttavia, non è tanto la siccità che si è abbattuta sulla pianura padana, quanto quella che sta mettendo a dura prova le colture foraggere dei grandi produttori a livello globale - Stati Uniti, Brasile, Paesi dell’est Europa - che per mettersi al riparo dagli esiti certamente scarsi del futuro raccolto (mais e soia in particolare) hanno fatto schizzare alle stelle i prezzi dei mangimi, andando così ad incidere sui costi del settore zootecnico mondiale. Gli allevatori lodigiani se ne sono già accorti: come confermano le associazioni di categoria (Antonio Boselli per Confagricoltura e Carlo Franciosi per Coldiretti), «negli ultimi due mesi il prezzo del mais è passato dai 200 euro a tonnellata agli attuali 250, mentre la soia, che costava 350 euro a tonnellata, oggi è arrivata a costarne 560. Anche il prezzo del frumento, nonostante si sia appena conclusa la fase del raccolto, è aumentato». Rincari che fanno lievitare i costi d’allevamento delle imprese, anche quelle del nostro territorio, ma che hanno poco a che fare con il clima africano che si è abbattuto sul Lodigiano da un mese a questa parte. Le conseguenze dirette dell’anticiclone, a livello locale, sono altre: «Quando la temperatura supera i trenta gradi la produttività delle vacche da latte diminuisce sensibilmente - dice Franciosi - ; nel Lodigiano, nell’ultima settimana, si è registrato un calo del 10 per cento». Idem per la massa d’accrescimento dei suini: con il caldo gli animali mangiano meno e non ingrassano, proprio come gli umani. O come le pannocchie: «In teoria le temperature elevate dovrebbero favorire l’accrescimento del mais - spiega Boselli - ma non quando avvengono in concomitanza con l’impollinazione. Nel Lodigiano si è verificata nella seconda metà di giugno, un altro periodo di forte siccità, e potrebbero esserci conseguenze negative sul calibro e sul numero dei chicchi: lo sapremo solo quando le trebbiatrici entreranno in campo». Fonte: Il Cittadino
A destare preoccupazione, tuttavia, non è tanto la siccità che si è abbattuta sulla pianura padana, quanto quella che sta mettendo a dura prova le colture foraggere dei grandi produttori a livello globale - Stati Uniti, Brasile, Paesi dell’est Europa - che per mettersi al riparo dagli esiti certamente scarsi del futuro raccolto (mais e soia in particolare) hanno fatto schizzare alle stelle i prezzi dei mangimi, andando così ad incidere sui costi del settore zootecnico mondiale. Gli allevatori lodigiani se ne sono già accorti: come confermano le associazioni di categoria (Antonio Boselli per Confagricoltura e Carlo Franciosi per Coldiretti), «negli ultimi due mesi il prezzo del mais è passato dai 200 euro a tonnellata agli attuali 250, mentre la soia, che costava 350 euro a tonnellata, oggi è arrivata a costarne 560. Anche il prezzo del frumento, nonostante si sia appena conclusa la fase del raccolto, è aumentato». Rincari che fanno lievitare i costi d’allevamento delle imprese, anche quelle del nostro territorio, ma che hanno poco a che fare con il clima africano che si è abbattuto sul Lodigiano da un mese a questa parte. Le conseguenze dirette dell’anticiclone, a livello locale, sono altre: «Quando la temperatura supera i trenta gradi la produttività delle vacche da latte diminuisce sensibilmente - dice Franciosi - ; nel Lodigiano, nell’ultima settimana, si è registrato un calo del 10 per cento». Idem per la massa d’accrescimento dei suini: con il caldo gli animali mangiano meno e non ingrassano, proprio come gli umani. O come le pannocchie: «In teoria le temperature elevate dovrebbero favorire l’accrescimento del mais - spiega Boselli - ma non quando avvengono in concomitanza con l’impollinazione. Nel Lodigiano si è verificata nella seconda metà di giugno, un altro periodo di forte siccità, e potrebbero esserci conseguenze negative sul calibro e sul numero dei chicchi: lo sapremo solo quando le trebbiatrici entreranno in campo». Fonte: Il Cittadino
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