giovedì 2 agosto 2012

Quando Lodigiano fa rima con Texas

Non sarà utilizzato l’esplosivo, lo strumento più diffuso in indagini di questo tipo, ma la ricerca ci sarà. Ben 171,30 chilometri quadrati, la stragrande maggioranza lodigiani (104,27), saranno passati al setaccio in cerca dell’oro nero.
Ottiene il via libera da Regione Lombardia la richiesta di permesso esclusivo di ricerca di idrocarburi liquidi e gassosi chiamata “San Grato” inoltrata dalla Mac Oil spa, società americana “imparentata” al colosso Petrocorp Inc e fondata nel 2007 proprio per le attività di esplorazione in Europa e Nord America. L’atto del Pirellone arriva dalla direzione generale ambiente, energia e reti ed è datato 22 maggio 2012. La società avrà sei anni di tempo per mettersi a caccia dell’oro nero su una superficie che tocca, oltre alla provincia di Lodi, anche quelle di Cremona (per 48,41 chilometri quadrati), Milano (10,69) e Pavia (7,93 chilometri) e svariati comuni. Interessati dalla richiesta della Mac Oil, ci sono i comuni di Abbadia Cerreto, Boffalora d’Adda, Borgo San Giovanni, Casaletto Lodigiano, Caselle Lurani, Castiraga Vidardo, Cerro al Lambro, Corte Palasio, Crespiatica, Dovera, Galgagnano. E ancora Lodi, Lodi Vecchio, Montanaso Lombardo, Pandino, Salerano sul Lambro, San Zenone, Sordio, Spino d’Adda, Tavazzano con Villavesco, Valera Fratta e Zelo Buon Persico. Il Lodigiano, come il Texas e le distese dell’Arabia, dunque è terra fertile, secondo gli estensori del progetto, e ricca di risorse, a fronte «dell’esplorazione nelle immediate vicinanze dell’area - si legge nel dispositivo - che ha portato talvolta a scoperte di notevole interesse industriale, tra le quali il gas al campo di Caviaga e il giacimento di Cornegliano, scoperto da Agip nel 1950, terzo dei grandi giacimenti di gas rinvenuti in Italia, dopo quelli di Caviaga e Cortemaggiore». La metodologia autorizzata per le indagini è quella del “vibroseis”, piastre vibranti montate su veicoli che producono oscillazioni meccaniche controllate e applicate ad altre piastre appoggiate al suolo, premute sul peso dello stesso veicolo. Sorgenti superficiali d’urto che creano «treni d’onda che possono durare dai 7 ai 30 secondi, utilizzate in batterie in numero variabile con un massimo di 6 unità». E che forniranno i dati geologici e sismici necessari a individuare eventuali giacimenti. Per accedere alle aree di intervento, che dovranno essere segnalate, la società utilizzerà le strade esistenti e la viabilità minore. Il progetto è diviso in due fasi. La prima, della durata di 12 mesi dalla concessione del permesso, non è soggetta a verifica di impatto ambientale, è una fase di studio dei dati geologici e sismici lungo un asse della lunghezza complessiva di 15 chilometri. Qualora la prima fase confermi l’esistenza «di una o più situazioni geominerarie meritevoli di accertamento, la società procederà alla perforazione di uno o più pozzi esplorativi» ad una profondità massima di 4000 metri. Una fase che, prescrive il Pirellone, dovrà passare prima per una Verifica d’impatto ambientale.Fonte: Il Cittadino

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