I valori definitivi dell'Imu stabiliti dalla giunta Checchi rivelano, a
tre mesi circa dalla vittoria elettorale, la filosofia di città voluta
dall'amministrazione entrante. Aliquota bassa, anzi minima, sulla prima
abitazione di proprietà, ritoccata all'ingiù per i negozi di vicinato,
gli esercizi commerciali affacciati sulle vie. «Vogliamo una San Donato
dove la gente non sia costretta a cercare altrove abitazioni più
accessibili - ha ribadito la maggioranza di centrosinistra giovedi in
consiglio comunale - e nemmeno una realtà dove il tessuto commerciale di
base si esaurisca pian piano lasciando il posto ai grandi centri
commerciali, i nostri o quelli attorno». Ma gli uffici, il terziario,
gli studi professionali e le maxi imprese insediate sul territorio, a
partire dall'Eni, pagheranno di più rispetto al prospetto uscito a
maggio con il bilancio e con il primo scaglione del gettito Imu. Il
consiglio comunale di giovedi sera, quasi tutto dedicato
all'assestamento dell'imposta sull'abitazione - complicato per qualsiasi
borgo d'Italia - ha sortito quella che dovrebbe essere (governo
permettendo) la “griglia” definitiva delle percentuali. Con il voto
della maggioranza (Pd-Sel-Noi per la città), di L'Altra San Donato e
l'astensione dell'indipendente Giacinto Calculli, si delinea per il
primo anno di Imu il seguente quadro: sulla prima casa, ribasso dal 4,5
per mille al 4, ovvero al valore minimo emanato dalle circolari
ministeriali; per gli esercizi commerciali classificati di vicinato,
quindi piccole superfici, si scende dall'8,6 al 7,8 per cento a saldo;
per terziario, uffici, studi professionali e sedi d'impresa si passa
invece dall'8,6 al 9,8 per mille; e questa è l'unica categoria che
aumenta perché le seconde abitazioni restano tassate secondo l'ipotesi
di alcuni mesi fa, ovvero l'8,6 per mille ovvero 0,86% del valore
catastale. Se i fondamentali di bilancio resteranno stabili col
preventivo 2013, l'intenzione è di votare fra sei mesi le stesse
aliquote. Il profilo della “gobba fiscale” sul bene casa appare dunque
orientato ad incentivare i piccoli proprietari e i negozi a conduzione
familiare, evitando che i già salatissimi prezzi di mercato sandonatesi
si combinino con l'Imu alta. «Ma la città è fatta anche di imprese, di
professionisti, di studi e di servizi, e voi “stangate” proprio quelli»,
hanno ribattutto alcune minoranze. Pdl e Insieme per San Donato in tal
senso hanno presentato un emendamento, bocciato, con uno schema
alternativo in grado di abbassare l'imposta a tutti, integrando il
gettito con l'avanzo di bilancio e gli oneri di urbanizzazione. «Non
vogliamo cadere nel circolo vizioso degli oneri a copertura delle spese
correnti - argomenta il capogruppo Pd Andrea Pasqualini- perché è una
strada rischiosa che cede pezzo dopo pezzo il territorio ai
costruttori».Fonte: Il Cittadino
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