mercoledì 16 settembre 2015

Carpiano, la terra dei fuochi in versione lombarda

Carpiano (Milano), 16 settembre 2015 - Dodici ettari di terreni contaminati dai veleni, un’area agricola coltivata tra il Sud Milano e il Pavese piena zeppa di metalli pesanti, diossina e sostanze potenzialmente pericolose per i geni umani. Secondo il dossier dell’Agenzia di ricerca europea di Ispra, i livelli di diossina presenti nel suolo sarebbero 25 volte superiori ai limiti di legge a causa di presunti «sversamenti pirata». Tutti sapevano da anni: il primo dossier europeo risale al 2007 e poi ce n’è stato un altro nel 2011, ma finora una fitta coltre di silenzio ha avvolto quel «quadrilatero nero» tra Carpiano, Landriano, Pairana e Bascapè. «L’ennesima terra dei fuochi lombarda», denuncia la consigliera regionale del Movimento 5 Stelle Iolanda Nanni, prima firmataria di un’interrogazione al Pirellone: «Ho iniziato a scavare tra le carte a seguito di una segnalazione dei cittadini – spiega Nanni, da tempo in prima linea per denunciare i problemi ambientali del territorio lombardo – ed è emersa una situazione inquietante. Le due ricerche Ispra attestano la contaminazione oltre i limiti di legge dei terreni da metalli pesanti, Pcb, furani, composti geno-tossici (vale a dire in grado di alterare il Dna, scatenando nel medio-lungo periodo l’insorgenza di tumori), che avrebbero inquinato i suoli con ricadute tossiche e nocive sulla catena agro-alimentare. Le istituzioni sapevano da anni, ma nessuno è mai intervenuto». Il dossier dell’Agenzia europea per l’ambiente non lascia spazio a dubbi e parla di un’area, per la maggior parte, «direttamente e soprattutto indirettamente pericolosa per la salute degli animali e dell’uomo». Ma non solo. «Ispra ipotizza uno ‘spargimento pirata’ di rifiuti tossici sui terreni – continua Nanni – e nello studio 2011 denuncia uno ‘stato di compromissione del suolo e della stessa vita degli organismi vegetali e animali che sono presenti nel suolo’ della zona. È un’emergenza sanitaria gravissima, la Regione non può più tacere. Alla nostra interrogazione devono seguire risposte concrete». La cosa assurda è che quei terreni sono coltivati con prodotti destinati alla vendita, senza che nessun ente abbia mai imposto la sospensione dell’attività agricola, almeno a livello precauzionale. «Mi domando come sia possibile che le istituzioni competenti non abbiano immediatamente denunciato la situazione alla Procura competente – conclude Iolanda Nanni – affinché si verificassero le responsabilità penali, allertando contemporaneamente la Procura Antimafia di Milano. E come sia possibile che, dal 2007 a oggi, le istituzioni non abbiano vietato la coltivazione dei terreni contaminati, al contempo ingiungendo in modo perentorio all’azienda proprietaria dei terreni l’immediata e tempestiva bonifica dei terreni stessi, nonché il sequestro di qualsiasi prodotto agro-alimentare frutto dei terreni contaminati già presente sul mercato». E il sindaco di Carpiano? Nessuna denuncia, nessuna ordinanza per vietare la coltivazione dei terreni, nessun allerta per i cittadini. «E' vero che il caso è noto da tempo –risponde il primo cittadino Paolo Branca – ma la competenza sulla materia ambientale è del Pirellone. La Regione ha aperto un tavolo tecnico per approfondire la vicenda e noi, come Comune, abbiamo partecipato. È stata chiesta all’Arpa un’attualizzazione dei dati con nuove analisi sull’eventuale presenza di sostante inquinanti sui terreni, ma non ha ancora risposto». E prosegue: «Non mi risulta che esista un esposto in Procura. Come Comune non possiamo fare nulla. Il nostro è un territorio molto vasto, quei terreni si trovano lontano dal centro abitato e riguardano più da vicino gli abitanti di Landriano. Non ci sono odori, il caso è talmente datato che la componente volatile di eventuali sostanze inquinanti è già evaporata anni fa. Penso che sia più probabile che ci siano più metalli pesanti e sostanze tossico nocive nel terreno». E la falda? «Difficile valutare se sia stata contaminata la falda, bisognerebbe fare un’indagine accurata. L’agricoltore è attento a non coltivare una determinata area, ma 12 ettari sono tanti, non si tratta di un fazzoletto di terra, non posso dire se i veri perimetri sono gli stessi di quelli indicati dall’agricoltore».Fonte: Il Giorno

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