
Chiesa di San Martino e San Bartolomeo - foto storica
E’ comune situato sulla sinistra del fiumicello Brembiolo, al punto d’incrocio delle strade per Piacenza, per Cremona e per Pavia. Del suo territorio fanno parte, dal 1929, anche i nuclei abitati di Zorlesco e Vittadone, fino ad allora comuni autonomi. Il territorio assai fertile e la facilità di comunicazioni con le circostanti città contribuirono al suo cospicuo sviluppo commerciale e a quello delle altre sue attività industriali. Certamente all’azione del piccolo corso d’acqua, ristrettosi sempre più nel suo secolare cammino, è dovuto il depositarsi di una striscia d’argilla alluvionale, la cui abbondante presenza ha favorito il sorgere nella zona di fornaci per la costruzione di mattoni, tegole e laterizi e la presenza, in passato di numerosi vasai e rustici artisti della ceramica. Non si può dire con esattezza come si sia costituito il primo nucleo di Casalpusterlengo: è certo però che l’abbondanza di acque correnti nel territorio incoraggiò l’insediamento di popolazioni dedite all’agricoltura, alla pesca ed al commercio. Lo storico lodigiano Giovanni Agnelli parla di una presenza degli etruschi, di cui sono state rinvenute tracce; a loro succedettero i galli, scesi nella pianura padana verso il 400 a.C. Ai galli subentrarono quindi i romani, che dalle colonie di Piacenza e Cremona irradiarono una rete varia di collegamenti sulle fertili terre circostanti: da qui il formarsi di gruppi di case coloniche, i “casali” appunto, da cui deriva la prima parte del nome di Casalpusterlengo. Quanto alla seconda parte, una suggestiva anche se non molto attendibile interpretazione vorrebbe che derivasse da “Casalis pistorum”, o “Casale dei fornai”, dalla località in cui si sarebbero trovati i forni per il sostentamento delle truppe romane, qui accampate durante la seconda guerra punica, che le vide sconfitte da Annibale sulle rive del Trebbia. Attorno all’anno 1000, invece, la località era denominata “Casale Gausarii”, voce derivante dal termine germanico “Gau”, che indica l’unione di famiglie di uno stesso ceppo. Il nome definitivo di “Casale de Pusterlenghis”, poi Casalpusterlengo, risale alla casata dei Pusterla, famiglia che ebbe l’investitura “a titolo di feudo gentile ed onorifico” del territorio casalese nell’anno 1366, tramite il vescovo di Lodi Cadamosto, che lo concesse a Gabrino e Cavalchino della Pusterla in nome del duca Bernabò Visconti. La supremazia dei Pusterla su Casale durò un’ottantina d’anni, a cavallo fra il XIV e il XV secolo. Il loro castello, di cui rimane la torre che è simbolo e stemma della città, fu coinvolto in una serie di assedi e di battaglie, al tempo della guerra tra il Ducato di Milano e la Repubblica di Venezia. Casale passò di mano in mano a vari capitani di ventura, pronti a vendersi all’una parte o all’altra in cambio di rendite e benefici. Tra questi il celebre Caramagnola, che ebbe da Filippo Maria Visconti l’usufrutto delle terre di Casale e poi lo perse quando si mise dalla parte dei veneziani. Al Carmagnola subentrò un Malatesta, della potente casata riminese. Questa situazione di terra aperta alla conquista, sempre presa tra due fuochi, trovò finalmente tregua nel 1450, quando Francesco Sforza, divenuto signore di Milano, concesse Casalpusterlengo ai fratelli Giangiorgio e Francesco Lampugnani, a lui fedeli. I Lampugnani, feudatari, abitando costantemente in Casale, promossero il commercio nel paese, eressero un ampio porticato per il mercato del lino, fecero donazioni in favore di povere nubili, di opere ospedaliere. La Famiglia dei Lampugnani rimase a lungo nel feudo, fino alla sua estinzione, nel 1665. I Lampugnani cui era stato conferito il marchesato da Filippo IV, ebbero in Casale un bel palazzo e governarono con saggezza e generosità per due secoli, concedendo ai casalini una notevole autonomia amministrativa. Funzionava, infatti, anche allora un Consiglio Comunale, prendeva tutte le deliberazioni importanti in materia di vettovagliamento, di sanità, di commercio, di assistenza, di ordine pubblico e via dicendo. Quando il casato dei Lampugnani si esaurì, i casalini, avvezzi a governarsi da se, tentarono di riscattare il feudo: ma il prezzo da pagare agli spagnoli era troppo forte, per cui Casale venne messo all’asta e aggiudicato a Camillo Castelli, marchese di Vittadone, per la somma di lire 181.193,31. Dal Castelli Casale passò al Trivulzio; quindi, dagli spagnoli ai francesi agli austriaci, il territorio casalese fu nuovamente dominato e percorso da eserciti stranieri, finche giunse, nell’anno 1796, Napoleone Bonaparte, che, alla vigilia della battaglia del Ponte di Lodi, fissò il suo quartiere generale nel Palazzo dei Pedroli (nell’attuale via Cavour), come testimonia una lapide sulla facciata del palazzo stesso. Dopo la restaurazione, ritornarono le bianche divise austriache ed anche i casalini accolsero l’imperatore Francesco I e la sua consorte; ma ben presto, purtroppo, si sarebbero accorti del mutato clima politico, repressivo degli ideali di libertà. I fermenti risorgimentali, culminati a Milano nelle Cinque Giornate, ebbero rapida eco anche in Casale, dove si verificarono episodi di rivolta contro la gendarmeria locale. Un importante contributo alla causa liberale fu portato da Saverio Griffini, carbonaro e patriota, il suo comportamento coraggioso durante la battaglia di Goito gli guadagnò la medaglia d’oro al valore militare, la prima conferita da Carlo Alberto durante il Risorgimento Italiano. Altri cittadini di Casalpusterlengo si comportarono da valorosi: Giuseppe Cesaris, volontario al seguito di Garibaldi, e Marcello Cesaris, che fu esiliato dopo la battaglia di Custoza, alla quale aveva partecipato come volontario nel battaglione degli studenti. Un altro illustre membro della stessa famiglia, l’abate Giovanni Angelo Cesaris, che fu in seguito direttore dell’osservatorio astronomico di Brera ed autore di acute osservazioni scientifiche, specie sulla luna. Dopo la proclamazione del Regna d’Italia, nel 1861, Casalpusterlengo fece parte del Circondario di Lodi. Il problema del territorio piuttosto limitato di Casalpusterlengo ed il progetto di un suo ampliamento con l’annessione di alcuni comuni limitrofi, ricorre più volte nella storia locale e verrà risolto con un Reale Decreto in data 28 marzo 1929, deliberante la fusione di Casale con Vittadone e Zorlesco: non senza opposizione e polemica da parte di queste ultime località, che vantavano anch’esse antiche tradizioni storiche.

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